Sembra riaccendersi la speranza di evitare la chiusura dello stabilimento dell’Alcoa di Portovesme. Dopo il fallimento delle trattative con la multinazionale Svizzera Glencore a causa delle tariffe dell’energia, considerate troppo elevate, negli ultimi giorni sono arrivate 3 manifestazioni di interesse per l’acquisizione dell’impianto che produce alluminio primario, ubicato nel sud della Sardegna.
L’annuncio è stato dato dal sottosegretario dello Sviluppo Economico, Claudio de Vincenti, a margine di un convegno della Cgil sull’energia. Le società interessate all’operazione di acquisto sono la svizzera Klesch, la torinese Kite Gen e un’azienda australiana.
“Klesch ha già cominciato le negoziazioni dirette con Alcoa. Il governo spinge intanto le altre due imprese e Alcoa ad andare avanti e aprire le trattative”, ha dichiarato il sottosegretario.
Senza nuovi compratori la fabbrica di Portovesme a fine anno verrà abbandonata da Alcoa, nel quadro di un programma di ristrutturazione aziendale, con conseguenze gravi per l’occupazione. Grazie a questo piano infatti mille lavoratori, tra sito e indotto, entreranno in cassa integrazione straordinaria mentre da ieri circa 70 interinali con contratti scaduti alla fine del mese di settembre sono già rimasti disoccupati.
Nel frattempo, la Commisione europea ha rinnovato fino al 2015 l’autorizzazione ad applicare tariffe energetiche agevolate nell’unità di Portovesme, decisione giudicata favorevolmente dal governo in vista del raggiungimento di un possibile accordo per la vendita dell’impianto produttivo.
Le stesse maestranze, che continuano lo stato di agitazione per scongiurare il rischio di rimanere senza lavoro, hanno salutato in modo positivo il via libera da Bruxelles. In mattinata una loro delegazione si è recata a Roma per chiedere un incontro con i rappresentanti delle istituzioni.