Hera: previsti investimenti per 1,9 mld

di Carlo Lavalle

23 Ottobre 2012 08:30

Più investimenti, soprattutto nelle reti, e sinergie che proiettano il gruppo Hera-Acegas al 2° posto fra le società italiane del settore dopo a2a.

E’ stato presentato il nuovo piano industriale di Hera, dopo la fusione con Acegas-Aps, che prevede investimenti per 1,9 miliardi di euro e quasi un miliardo di euro di margine operativo lordo nel 2016 (+ 53% rispetto al 2011).

La multiutility cercherà di far leva su 8 aree di intervento onde garantire efficienza delle attività operative e miglioramento dei livelli di servizio, incremento delle infrastrutture dei servizi a rete e nella vendita di energia con contratti a libero mercato e utilizzo dei canali online.

Inoltre, il piano include l’obiettivo di una ulteriore crescita della produzione rinnovabile e una ottimizzazione delle infrastrutture dedicate a recupero energetico e di materiali. Il dividendo minimo che intende assicurare il nuovo gruppo, operativo da gennaio 2013, sarà di 9 centesimi per azione, pari a un monte dividendo di oltre 120 milioni, una cifra maggiore di quella distribuita da Hera e Acegas nel 2011.

Secondo Tomaso Tommasi di Vignano, presidente di Hera, il nuovo piano “esibisce una strategia orientata alla continuità che si arricchisce di contenuti importanti, come la politica dei dividendi in linea con quella degli ultimi anni”.

Nel dettaglio, i principali fattori di sviluppo del piano, che considerano anche l’ingresso, nel 2013, del Fondo Strategico Italiano, sono oltre a mol e investimenti, in massima parte diretti alle reti, soprattutto nel ciclo idrico e nel settore ambientale, un valore della produzione di oltre 6 miliardi al 2016 (+ 38% rispetto al 2011), un reddito operativo di 543 milioni (+62%) e una posizione finanziaria netta di poco superiore a 2,6 miliardi, al di sotto di 2,7 volte il margine operativo lordo (in flessione rispetto al 3,1 del 2011).

Il Roi (Return on Investments) è previsto a oltre il 10% nel 2016, in aumento di quasi due punti percentuali rispetto al 2011.