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Manovra Finanziaria bis, Bankitalia teme per la crescita

di Barbara Weisz

30 Agosto 2011 17:30

Lo sottolinea il vicedirettore Visco nell'audizione al Senato. Da opposizioni e parti sociali, critiche alla nuova manovra finanziaria. Protestano anche i medici.

Dopo la manovra finanziaria di luglio e la manovra finanziaria bis di agosto su cui ieri sono stati decisi dalla maggioranza nuovi emendamenti, il rischio numero uno è la crescita. A sottolinearlo è stato oggi al Senato il vicedirettore generale di Bankitalia, Ignazio Visco, nel corso dell’audizione preliminare sul decreto dello scorso 13 agosto che ora dovrà essere convertito in legge dal Parlamento. Innanzitutto è bene sottolineare che la valutazione del dirigente della Banca d’Italia si riferisce al testo del decreto, non prende quindi in considerazione le variazioni introdotte dal vertice di ieri ad Arcore.

Su alcuni dei temi più caldi delle ultime ore, quindi, come le novità in materia di pensioni e di riforma fiscale, Visco non interviene, pur delinenado con chiarezza gli orientamenti di Via Nazionale sia sulla previdenza sia sul fisco.

Ma andiamo con ordine: il tema centrale affrontato dal Visco è quello della crescita, che «da molti anni» in Italia è «inferiore a quella degli altri paesi europei». Ora l’aggiustamento dei conti è necessario per «evitare uno scenario ben più grave», ma «avrà inevitabilmente effetti restrittivi sull’economia». Visco fornisce cifre precise: pur premettendo che il quadro previsivo resta «estremamente incerto», avverte che in questo 2011 «potrebbe prefigurarsi una crescita del Pil inferiore al punto percentuale», e la debolezza potrebbe acuirsi nel 2012.

Si tratta di stime ben peggiori di quelle, già modeste, di pochi mesi or sono. Secondo il DEF, documento economico e finanziario, del Governo dell’aprile 2011, ricorda Visco, la crescita prevista era all’1,1% quest’anno e all’1,6% nel 2014, sostenuta in particolare dalle esportazioni. Ma «queste valutazioni dovranno essere aggiornate dal Governo a settembre», e le «nuove previsioni dovranno tenere conto degli sviluppi riguardanti i mercati finanziari e degli effetti causati dalla manovra finanziaria adottata in luglio e in agosto». Con l’aggravante di uno scenario internazionale che vede «più incerte le prospettive dell’economia» negli Usa e, nell’area euro, attese di ripresa più che dimezzate nella seconda metà dell’anno rispetto al primo semestre.

L’entità della manovra finanziaria, spiega Visco, non può essere ridotta. Ma «il riequilibrio dei conti pubblici» deve «associarsi a una politica economica volta al rilancio delle prospettive di crescita della nostra economia».

Quasi inutile ricordare i molteplici richiami alla necessità di sostenere la crescita che negli ultimi mesi sono arrivati dal mondo produttivo e dalle parti sociali. E anche Bankitalia insiste: «occorre recuperare competitività e creare un ambiente più favorevole all’attività d’impresa, all’offerta di lavoro, alla formazione di capitale umano e fisico».

Eventuali modifiche alla struttura della manovra finanziaria, secondo Visco, devono fra le altre cose «ridurre il peso degli aumenti delle entrate» e «accrescere il ruolo delle misure strutturali».

Come detto, Bankitalia non commenta le novità emerse dal vertice di Arcore. Fra i cambiamenti principali, rispetto al decreto di agosto, ci sono il nuovo intervento sulle pensioni, l’eliminazione del contributo di solidarietà per i redditi sopra i 90mila euro (che resterà solo per i parlamentari), la decisione di non aumentare l’Iva. In compenso, vengono inasprite le misure di lotta all’evasione, in particolare con la stretta sulle società di comodo a cui vengono intestati i beni di lusso per eludere il fisco. Si può sottolineare che nell’intervento di Visco viene citata l’importanza della lotta all’evasione, che se attuata con «interventi più incisivi» potrebbe «ridurre il peso dell’aggiustamento sui contribuenti che rispettano le norme».

Quanto alle pensioni, vengono toccate per la seconda volta in poche settimane quelle con 40 anni di contributi. Dal 2012, i 40 anni dovranno essere di lavoro effettivo, ovvero non si potranno più calcolare il riscatto della laurea e del servizioo militare. In soldoni, il governo da questo si aspetta un risparmio di un miliardo nel 2014. Si tratta forse del punto più controverso. Tuonano le opposizioni, in primis il leader del Pd Pierluigi Bersani secondo il quale si penalizza «chi è stato tanto fesso da servire il paese facendo il militare o da studiare e poi riscattare di tasca propria la laurea». Fra le proteste più accese, quelle dei medici, che sono certamente una delle categorie maggiormente penalizzate dalla novità (possono infatti riscattare circa dieci anni, fra università e specializzazione). Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, definisce il provvedimento «meschino», «odioso» e «iniquo». Critiche anche dalla Cisl, con il segretario Raffaele Bonanni che invita il governo a ripensarci.

E’ invece «molto soddisfatto» il premier Silvio Berlusconi, secondo cui le modifiche, nel complesso, rendono la manovra più equa. La parola ora passa alle Camere. L’iter è partito in Commissione al Senato, il testo arriverà poi in aula, presumibilmente il 5 settembre. Il via libera di Palazzo Madama è previsto entro il 10 settembre, quindi si passerà alla Camera dove probabilmente la norma arriverà blindata per il via libera definito entro il 18 settembre.