Primo sì alla nuova legge elettorale: dopo l’approvazione alla Camera dovrà passare in Senato dove è facile aspettarsi cambiamenti, ma intanto l’Italicum ha superato il primo test a Montecitorio.
Camera
Si tratta di un sistema elettorale proporzionale, con sbarramento in ingresso (8% per i partiti che corrono da soli, 4,5% se corrono in coalizioni, che dal canto loro devono raggiungere il 12%) e premio di maggioranza del 15% a chi ottiene almeno il 37% dei voti, per arrivare al 52% garantendo la governabilità. Se nessuno raggiunge il 37%, scatta un secondo turno di ballottaggio fra le due liste che hanno avuto più voti. Chi vince incassa il premio, mentre la ripartizione dei restanti seggi parlamentari avviene in base ai voti espressi al primo turno, con calcolo proporzionale.
Sono previste fino a 120 circoscrizioni, in ognuna delle quali si assegneranno fino a sei seggi. Qui c’è il primo capitolo caldo: liste bloccate, niente preferenze. Altra questione incandescente: la proposta per la parità di genere – pari rappresentanza femminile e maschile in lista – alla fine non è passata. Italia restia al cambiamento culturale.
Senato
Resta il proporzionale con soglia di sbarramento (dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale che ha abolito il Porcellum) in attesa della riforma costituzionale che trasformerà l’attuale Senato: non più Camera elettiva ma una sorta di Camera delle Regioni, con compiti specifici.
Iter
La legge è passata a Montecitorio mercoledì 12 marzo con 365 voti favorevoli, 156 no, e 40 astenuti. Il via libera della Camera è solo il primo passo di un iter legislativo che non si preannuncia in discesa, anche in considerazione dei dissensi maturati nel corso del dibattito alla Camera. I due capitolo più caldi: preferenze in lista e quote rosa.