Pensione Quota 96: perchè non spetta ai lavoratori precoci

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 28 Febbraio 2012
Aggiornato 7 Marzo 2017 12:55

Esodati, lavoratori precoci, donne, lavori usuranti: tutte le categorie alle quali il Governo ha concesso sconti rispetto alla riforma delle pensioni Fornero.

Legge Fornero al centro dell’attenzione. Per alcune tipologie di lavoratori sono previsti “sconti”, ovvero la possibilità di beneficiare dei trattamenti pensionistici secondo la normativa vigente prima della definizione della riforma delle pensioni del governo Monti. Stiamo facendo riferimento aesodati, precoci e usuranti.

Esodati

Tra tutte la posizione più critica è quella degli esodati, lavoratori prossimi alle pensioni che hanno sottoscritto con l’azienda, spesso in crisi, accordi di uscita. Per questi il decreto Milleproroghe ha concesso l’esenzione dalle norme previste dalla riforma Fornero, a patto però che il contratto di lavoro si stato risolto entro il 31 dicembre 2011 e si maturino i requisti entro 24 mesi dall’entrata in vigore della riforma delle pensioni (Manovra Finanziaria Monti).

Ancora in sospeso la situazione degli esodati 2012, per i quali è necessario attendere un decreto da emanare entro il 30 giugno per sapere se il Governo reperirà le risorse necessaria a garantire anche a loro il trattamento pensionistico anti riforma Fornero.

Lavori usuranti

Previsti sconti anche per i lavoratori che hanno svolto mansioni ritenute usuranti, ma c’è tempo solo fino al 1° marzo per potersi garantire i benefici pensionistici previsti dalla riforma, ovvero la quota 96 corrispondente a 60 anni di età e 36 di contributi. Per i notturni la quota è 96 con 78 notti, quota 97 con 72-77 notti, quota 98 con 64-71 notti. Dal 2013 la quota salirà a 97 più tre mesi. Rimane fissa sempre la finestra dei 12 mesi.

Precoci

Per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare tra i 16 e i 19 anni non è prevista la quota 96, tuttaiva è stata disposta la possibilità di andare in pensione con 42 anni di contribuzione, anche se non hanno compito i 62 anni di età. Anticipazione che però sarà valida solo per chi riuscirà ad andare in pensione fino al 2017.

Ai fini del calcolo dei 42 anni di contribuzione vale anche il riscatto di lauree, diplomi universitari, diplomi di specializzazione e dottorati se conseguiti in periodi non coperti da contribuzione. È possibile riscattare la laurea anche se inoccupati e il costo è sempre di 5 mila euro all’anno.

Donne

Se optano per il trattamento pensionistico con il sistema contributivo, quindi con un assegno ridotto, le donne con 18 anni di contributi versati a fine 1995 possono andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 per le autonome) in base l’art. 24 comma 14 della legge 214/2011 ha fatto salva la situazione dei “soggetti di cui all’articolo 1, comma 9 della legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni e integrazioni.

In pratica, fino al 31 dicembre 2015 questi soggetti potranno maturare il diritto alla pensione di anzianità se possiedono i tutti i requisiti contributivi seguenti:

  1. persone di sesso femminile con anzianità di contribuzione non inferiore ai 18 anni al 31 dicembre 1995
  2. requisiti di anzianità contributiva e di età anagrafica utili per il conseguimento del diritto a pensione di anzianità maturati entro il 31 dicembre 2007

Inoltre possono accedervi le lavoratrici con un’anzianità inferiore a 18 anni, sempre al 31 dicembre 1995, ma che non abbiano già esercitato il diritto di opzione per il sistema contributivo.