Pmi italiane e investimenti: trend 2009 Unioncamere-Censis

di Alessandra Gualtieri

3 Aprile 2009 17:15

Rilevazioni 2008 e statistiche 2009 su previsioni di investimento e strategie di ripresa per le piccole e medie imprese italiane. Il quadro analitico offerto da Unioncamere

L’Italia che combatte la crisi: è il titolo del Seminario Unioncamere-Censis tenutosi ieri per illustrare il quadro attuale e le prospettive di breve termine per le Pmi italiane, sulla base di rilevazioni e indagini congiunturali Unioncamere e alla luce degli ultimi dati ISTAT ed OCSE.

La fotografia corrente è preoccupante, soprattutto per quanto concerne le previsioni d’investimento 2009: nel 2008, il 54,7% delle imprese ha investito mentre nel 2009 lo farà solo il 30,9%. Resta in ombra una larga fetta (69,1%) di Pmi che non investirà affatto, tra oggettive difficoltà di reperimento del credito e strategie di “sussistenza”.

Ma si nota anche un timido ottimismo: da quanto emerge, il sentito comune tra le Pmi è che solo se si punta su eccellenza e innovazione ci si può attendere una ripresa, soprattutto in termini di vantaggio competitivo.

Lo dimostrano le previsioni di investimento dichiarate dalle Pmi italiane, che puntano a valorizzare le vere leve del Made in Italy: qualità e design, marchio aziendale, capacità innovativa e personalizzazione.

Certo, l’anno passato si è chiuso con un PIL italiano ai prezzi di mercato pari a -1% e una domanda in caduta libera, sia interna (spesa delle famiglie -0,9%) che all’estero (export -3,7%). Ma è anche interessante notare che il 21% dei consumatori ha acquistato beni e servizi da imprese socialmente responsabili e oltre il 70% si dichiara disposto a spendere fino a 10% in più per questa categoria di prodotto.

Come reagire allora nel 2009? Le strategie da adottare – secondo quanto emerso dai piani definiti dalle Pmi italiane prese in esame – saranno essenzialmente il contenimento dei prezzi ma anche lo sviluppo di prodotti e l’espansione sui mercati. Come a dire: fondamentale evitare sprechi, ma senza qualità e differenziazione non ci può essere consolidamento sul mercato né buoni risultati di business.