Enterprise 2.0: una scommessa contro la crisi

di Tullio Matteo Fanti

30 Marzo 2009 17:15

Sono quattro gli ambiti applicativi dell'Enterprise 2.0 che appaiono in controtendenza rispetto alla crisi, con tassi di crescita previsti ben superiori agli scarsi budget ICT

Il convegno “L’Enterprise 2.0 al tempo della crisi: la concretezza di chi osa“, organizzato dall’Osservatorio Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di Milano, ha individuato – come evidenziato nell’omonino Rapporto presentato, quattro ambiti applicativi dell’Enterprise 2.0 in grado di offrire alle aziende l’opportunità di rispondere alla crisi in atto in modo adeguato.

In un quadro generale ove il concetto di riduzione del budget per gli investimenti ICT come conseguenza della crisi sembra farla da padrone, gli ambiti applicativi in decisiva controtendenza sono: Unified Communication & Collaboration (UC&C), Enterprise Content Management (ECM), Social Network & Community (SN&C) e Adaptive Enterprise Architecture (AEA).

Si tratta di ambiti le cui entità medie di investimento non appaiono troppo elevate rispetto alla spesa complessiva destinata al settore ICT (si parla infatti di 100mila euro per iniziativa nel SN&C, che arrivano a 600mila nell’AEA) e i cui tassi di crescita, previsti per i prossimi tre anni, appaiono superiori al budget destinato all’ICT.

Secondo il parere dei 300 CIO coinvolti nella ricerca condotta dall’Osservatorio, si parla infatti di aumenti stimati al 50% nel caso di ECM e UC&C, mentre per quanto riguarda SN&C e AEA, gli aumenti appaiono nell’ordine del35% e 25% rispettivamente.

Dei quattro ambiti, due appaiono più maturi, sia nella percezione che nell’adozione all’interno delle imprese: ovvero Unified Communication & Collaboration – visto con scetticismo solamente dal 9% dei CIO intervistati – ed Enterprise Content Management, con una percentuale di scettici pari a 12 punti percentuali.

Social Network & Community e Adaptive Enterprise Architecture trovano invece una percentuale di CIO scettici pari al 49% e al 35% rispettivamente, con un 10% di pionierie un 41% di “convertiti” nel primo ambito, e un 24% di pionieri e un 41% di convertiti nel caso del secondo.