Secondo una recente ricerca, l’emergere del nuovo fenomeno denominato Cyberloafing – ovvero il tempo trascorso “distraendosi sul web” durante le ore lavorative – non avrebbe un impatto poi così negativo sulle performance professionali.
Dalla ricerca effettuata presso la Business School dell’Università di Singapore, come già affermato in analoghe ricerche USA, sarebbe emerso che la media di tempo passata sul web a controllare la propria posta personale o navigando per motivi che esulano da quelli lavorativi è di circa un’ora al giorno.
A distrarsi di più sono gli uomini con una media di 61 minuti, che per le donne scende a 46 minuti. Dal punto di vista geografico, ci si distrae di più a Singapore con 51 minuti al giorno, per un totale di 10 ore settimanali.
La buona notizia per i datori di lavoro è che il cyberloafing avrebbe un impatto positivo sul rendimento del lavoratore. Questo perché, almeno a detta del 75% degli intervistati, la cyber-sosta aiuterebbe ad interrompere la routine lavorativa, rendendo più rilassante il rapporto con il dovere non facendo sentire il lavoratore privato dei propri interessi e hobby personali.
Il tutto però solo se si mantiene un certo equilibrio e la distrazione non diventa compulsiva, cosa che avviene più spesso con le caselle di posta.
L’approccio dell’azienda sulle policy di navigazione, non deve dunque essere troppo restrittiva, ma al tempo stesso neanche troppo permissiva. Anche se trovare la giusta via intermedia non è sempre così semplice!