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Lo smart working è irrinunciabile, in ufficio non si torna

di Teresa Barone

Pubblicato 9 Maggio 2022
Aggiornato 9 Agosto 2022 14:50

Smart working, indietro non si torna: oltre la metà dei lavoratori è disposto a cambiare lavoro pur di non tornare in pianta stabile in ufficio.

La pandemia ha generato una rivoluzione nel mondo del lavoro a livello mondiale, ridisegnatone il panorama in molti paesi e alterandone non solo le  fin nel profondo non solo le prospettive occupazionali ma anche approccio e gestione: per molte aziende far rientrare tutta la forza lavoro in ufficio potrebbe essere più complicato del previsto.

Smart working al giro di boa

L’indagine “People at Work 2022: A Global Workforce View” ha esplorato le aspettative dei lavoratori evidenziando come ben oltre la metà (64%) sia disposto a cambiare lavoro pur di non essere costretto ad abbandonare lo Smart Working e tornare in sede.  Promossa da ADP, la ricerca ha interpellato 33mila lavoratori in diciassette Stati, evidenziando anche come lavorare da casa sia fondamentale per i giovani: nella fascia di età 18-24 anni, il 71% non rinuncerebbe mai a questa opportunità.

Smart working: come la pensano i lavoratori?

Riassumendo tutte le evidenze dello studio, si delineano i seguenti macro-trend nel sentiment dei lavoratori di tutto il mondo, tra le cui righe emerge il radicato consolidamento dello smart working come strumento verticale in grado di garantire un cambiamento profondo a tutti i livelli.

  1. I lavoratori vogliono il cambiamento: rivalutare sicurezza del lavoro ed etica aziendale
  2. Soddisfazione sul lavoro e prospettive: i dipendenti hanno grandi aspettative
  3. Retribuzione e benefit: lo stipendio è una priorità, ma non è tutto ciò che conta
  4. Salute mentale: lo stress è in aumento e il lavoro ne soffre
  5. Lavoro a distanza e sistemazione abitativa: persone pronte a fare una mossa.

Pro e contro

Il rovescio della medagli? Lo stress (67%) risulta in aumento rispetto ai livelli pre-pandemici. Per il 76%) degli intervistati, inoltre, si riscontra anche una politica aziendale poco attenta alla parità di genere e all’inclusione, che potrebbe portare a guardarsi intorno, alla ricerca di migliori opportunità professionali.

L’approccio delle aziende

Le aziende lo hanno capito: la maggior parte degli smart workers si sente valorizzato e premiato dai datori di lavoro, tanto che 7 su 10 affermano di essere pagati in modo equo in base alle loro competenze e al loro ruolo. Sia il lavoro da remoto sia i modelli di lavoro ibrido sono ormai una realtà consolidata, tanto che la distinzione tra casa e luogo di lavoro è destinata ad assottigliarsi sempre di più.

In Italia l’emergenza Covid ha ormai lasciato il posto ad un ritorno alla normalità e, dal prossimo settembre, non ci saranno più corsie preferenziali o vincoli. La palla passa ore alle aziende, che hanno tre mesi per valutare la situazione e comprendere nel profondo quanto sia cambiato il mercato del lavoro dopo l Coronavirus.