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Pensione anticipata contributiva a 64 anni, stretta dal 2024

di Noemi Ricci

Pubblicato 1 Novembre 2023
Aggiornato 19 Novembre 2023 06:54

Pensione anticipata contributiva a 64 con un nuovo vincolo dal 2024 sull'assegno maturato: chi può accedervi e quali penalizzazioni comporta.

La Riforma delle Pensioni passa anche dalle nuove formule per l’uscita anticipata con penalizzazione economica sull’importo dell’assegno pensionistico, ad esempio ricalcolando il trattamento con il solo metodo contributivo. Tra le opzioni oggi in vigore su cui cade la scure di Governo nella Manovra 2024 c’è anche la pensione anticipata contributiva a 64 anni.

Riservata ai lavoratori il cui accredito contributivo è interamente successivo al 31.12.1995, richiede almeno 20 anni contributi effettivi (quindi con esclusione degli accrediti figurativi) ed un assegno minimo maturato che dal 2024 sale a 3 volte l’assegno sociale (tra 1500 e 1600 euro), ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte con due o più figli.

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Vediamo in dettaglio come accedervi e quali differenze comporta rispetto alle formule di uscita della Legge Fornero.

Pensione anticipata contributiva: come funziona

Questa opzione, che si aggiunge dunque alla pensione di vecchiaia e alla pensione anticipata ordinaria, è riservata al momento ai soli lavoratori iscritti al sistema pensionistico a partire dal 1° gennaio 1996 e prevede dunque il calcolo dell’assegno interamente con il metodo contributivo.

Scegliendo questa strada, i lavoratori in possesso dei requisiti richiesti possono andare in pensione a 64 anni di età (più l’eventuale adeguamento alle aspettative di vita), con un requisito contributivo effettivo di almeno 20 anni.

I nuovi vincoli 2024

Per i contributivi puri c’è un ulteriore vincolo: bisogna aver maturato un assegno pensionistico.

Nel 2023 pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale, come annualmente rivalutato sulla base della variazione media quinquennale del prodotto interno lordo (PIL) nominale, appositamente calcolata dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), con riferimento al quinquennio precedente l’anno da rivalutare. Nel 2024 questa soglia sale a 3 volte e resta a 2,8 volte per le donne con un figlio (2,6 con due o più figli).

Introdotto un tetto lordo mensile massimo, pari a cinque volte il trattamento minimo (poco più di 2500 euro).

Ai penalizzati, è concesso di riscattare 5 anni non coperti da retribuzione versati dopo il 1996 (può farlo anche il datore di lavoro, deducendone il costo).

Un insieme di regole che fungono da deterrente per le uscite anticipate, volte a rendere più solido il sistema previdenziale, ed una compensazione dell’abolizione del vincolo finora previsto per la pensione di vecchiaia (1,5 volte il minimo).

Come accedere alla pensione contributiva a 64 anni

Ai fini requisito contributivo, è utile solo la contribuzione effettivamente versata (obbligatoria, volontaria, da riscatto) con esclusione di quella accreditata figurativamente a qualsiasi titolo ed è necessario che tutti i contributi siano stati versati nel sistema contributivo puro (quindi, a partire dal primo gennaio 1996), anche effettuando il cumulo all’interno delle diverse gestione INPS. Questo avviene in due casi:

  • quando tutti i contributi sono stati versati a partire dal 1996 e non si è versato alcun contributo prima di tale data;
  • quando è possibile optare per il computo nella Gestione Separata, avendo contribuzione versata in quest’ultima.

Il computo in Gestione Separata a sua volta richiede i seguenti requisiti:

  • avere contributi versati prima del 1996;
  • avere meno di 18 anni di contributi versati prima del 1996;
  • avere almeno 5 anni di contributi versati a partire dal 1996;
  • avere almeno 15 anni di contributi totali.

Differenza tra pensione contributiva e di vecchiaia

La pensione di vecchiaia secondo le regole Fornero richiede 20 anni di contributi e 67 anni di età, mentre quella anticipata contributiva permette di anticipare l’usciata a 64 anni con gli stessi contributi, a patto di avere versamenti solo successivi al 1° gennaio 1996. Di contro, per questi soggetti, se non si hanno i 20 anni di contributi, la pensione di vecchiaia scatta soltanto a 71 anni con un montante di almeno 5 anni.

Pensione anticipata contributiva: a chi conviene?

Per chi ha iniziato a versare contributi a partire dal 1996 la pensione anticipata contributiva è sicuramente un’opzione molto valida.

Per chi, pur avendo contributi versati prima del 1996, opta per il calcolo interamente contributivo, invece che per quello misto, è importante valutare bene costi e benefici di uscire con qualche anno di anticipo dal mondo del lavoro. Il metodo contributivo puro, infatti, rispetto al sistema di calcolo misto, comporta delle penalizzazioni in termini di ammontare totale dell’assegno previdenziale.

=> Pensione anticipata: cosa cambia da contributivo a misto

Utile per questo scopo fare una simulazione della pensione spettante, per determinare quanto il calcolo interamente contributivo penalizzerebbe la propria pensione, anche valutando quanto manca al compimento dei 67 anni, età che consente di accedere alla pensione di vecchiaia senza penalizzazioni.

Ultimo aspetto da sottolineare è che, come la pensione anticipata contributiva, anche la pensione di vecchiaia prevede 20 anni di contribuzione minima versata e, per i cosiddetti contributivi puri, ovvero coloro che non hanno versamenti antecedenti il 1996, una soglia minima di pensione.