Lavoro: turnover per 2,5 milioni di occupati

di Anna Fabi

31 Agosto 2020 08:30

Oltre 2,5 milioni di lavoratori dovranno essere sostituiti nei prossimi 5 anni: settori più coinvolti e le regioni che avranno bisogno di più occupati.

Nell’arco dei prossimi cinque anni oltre 2,5 milioni gli attuali occupati avranno raggiunto l’età di pensionamento o comunque usciranno dal mercato del lavoro, risorse che dovranno essere sostituite e che porteranno a un fabbisogno complessivo di lavoratori compreso tra 1,9 e 2,7 milioni.

Secondo l’ultimo aggiornamento del modello di previsione dei fabbisogni occupazionali sviluppato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior da Unioncamere, tra il 2020 e il 2014 i settori privati esprimeranno un fabbisogno compreso tra 1,2 e 2 milioni di unità, mentre nel pubblico saranno richiesti circa 720mila lavoratori. Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, invece, il fabbisogno si collocherà tra 400mila e 600mila unità sempre nel prossimo quinquennio.

Il modello prende come base due possibili scenari per l’andamento dell’economia: secondo lo scenario A di espansione la crescita economica potrà generare nel quinquennio 2020-2024, in maniera molto differenziata nei vari settori, un incremento rispetto al 2019 dello stock di occupati di circa 179mila unità, mentre secondo lo scenario B di contrazione si prospetterebbe una flessione dello stock di occupati di circa 556mila unità a fine quinquennio.

I prossimi pensionamenti sommati ai potenziali incrementi (o alla possibile diminuzione) degli occupati stimati in base ai trend annuali del PIL, determineranno comunque una domanda di nuova forza lavoro di circa 2/3 milioni di addetti nei prossimi cinque anni.

Stime occupazionali

Analizzando le previsioni a livello territoriale riferite al biennio 2020-2021, sarà il Nord Ovest ad avere bisogno della quota maggiore di occupati (609mila/844mila unità), seguito dal Nord Est (492mila/665mila unità), dal Mezzogiorno (500mila/661mila unità), e dal Centro (361mila/527mila unità). La filiera che sarà caratterizzata dal maggiore fabbisogno sarà quella della “salute”, seguita dagli “altri servizi pubblici e privati” e dal settore “formazione e cultura”.

Si tratta per lo più di domanda nel comparto pubblico.  I dipendenti della pubblica amministrazione assumeranno un peso chiave (46% sul fabbisogno nello scenario A), mentre privati e lavoratori autonomi presenteranno incidenza ridotta. Di fatto, si stima in negativo soprattutto l’andamento della domanda nei settori “commercio e turismo”, “legno e arredo”, “moda”, “Finanza e consulenza”, “altre filiere industriali”, ”meccatronica e robotica” e “costruzioni e infrastrutture”.

Nel triennio 2022-2024, invece, si ipotizza che l’economia italiana potrà riprendere un percorso di crescita. Il comparto “commercio e turismo” – con una richiesta di quasi 425mila unità – sarà la principale filiera per fabbisogno di occupati, seguita dagli “altri servizi pubblici e privati” e dal ramo “salute”, con il comparto “formazione e cultura” in coda.

Nel dettaglio, l’aumento riguarderà soprattutto  i dipendenti privati (quasi 355mila occupati pari al 77% del totale), mentre per gli autonomi si prevede un incremento di 80mila unità e nel Pubblico di 21mila lavoratori.

Si prevede, infine, che solo nella filiera dell’ “informatica e telecomunicazioni”, la replacement demand rappresenterà meno del 50% del fabbisogno del triennio, considerando la probabile accelerazione della trasformazione digitale. A fare da ostacolo sarà la difficoltà di reperire figure sufficientemente competenti.