L’approvazione della Legge di Stabilità 2013 sancisce il debutto italiano della Tobin Tax, proprio mentre anche l’Europa si pronuncia a favore dell’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie.
Ci sono differenze fra la Tobin Tax italiana, la proposta europea, altri esempi di Tobin tax come quello francese. E c’è, vale sempre la pena sottolinearlo, la differenza di fondo con la Tobin Tax originaria, ovvero quella “inventata” da James Tobin nel 1972: il premio Nobel dell’Economia non intendeva tassare le operazioni finanziarie, ma le transazioni valutarie, a protezione della stabilità del sistema valutario internazionale dopo che gli Usa di Richard Nixon erano usciti dagli accordi di Bretton Woods che agganciavano il dollaro all’oro.
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La proposta di Tobin non fu mai attuata, ma il dibattito intorno alla Tobin Tax si è rivitalizzato all’inizio del nuovo millennio, quando (anche in seguito a un famoso editoriale del 1997 del direttore della testata francese Le Monde Diplomatique, intitolato “Disarmare i mercati” e alla successiva nascita dell’associazione francese Attac, nata appunto per promuovere la tassazione delle transazioni finanziarie). Così la Tobin Tax è diventata una delle bandiere del movimento “no global” dei primi anni del nuovo millennio, cambiando in qualche modo significato, ovvero diventando appunto una proposta per tassare le transazioni finanziarie. L’ultimo passaggio è recentissimo: è stata la crisi degli ultimi anni, iniziata con il falllimento di Lehman Brothers e proseguita con la crisi del debito europea, a portare il dibattito sulla Tobin Tax nei cosiddetti “salotti buoni” della finanza, e negli ultimi due anni il tema è entrato nientemeno che nell’Agenda Europea.
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E siamo agli ultimi mesi, che hanno visto un pronunciamento a favore della Tobin Tax del Parlamento Europeo e la sua introduzione in Italia.
La Tobin Tax in Italia
La Legge di Stabilità 2013 prevede che la tassa sia articolata nel seguente modo:
- azioni e titoli partecipativi: 0,12% nel 2013 (partendo da marzo), che scende allo 0,1% dal 2014. Solo se i titoli sono negoziati sui mercati regolamentati.
- Per gli scambi di azioni e titoli over the counter (su piattaforme non regolamentate): 0,22% da marzo a dicembre 2013, che scende a 0,2% dal 2014.
- Derivati: tassa in misura fissa, in base a una specifica tabella che prevede un limite massimo di 200 euro.
- Per gli scambi ad alta frequenza (frequency high trading): tassa dello 0,02%, a partire da marzo se l’operazione riguarda azioni e strumenti partecipativi, da luglio per i derivati.
Ci sono una serie di esenzioni, ad esempio per le emittenti che capitalizzano meno di 500 milioni, per i market maker, per gli enti previdenziali.
La Tobin Tax in Europa
Il parlamento europeo ha votato in questo mese di dicembre 2012 il consenso alla cosiddetta “cooperazione rafforzata” fra 11 paesi che hanno manifestato l’intenzione di adottare la Tobin Tax. La norma ora dovrà essere approvata dal Consiglio Europeo. Il meccanismo della “cooperazione rafforzata” ne consente l’approvazione anche senza l’unanimità . La precisazione è importante perché fra i 27 ci sono paesi schierati decisamenti contro, a partire dalla Gran Bretagna.
Gli 11 che hanno votato a favore, oltre all’Italia, sono Germania, Francia, Austria, Spagna, Belgio, Estonia, Grecia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. Insieme, rappresentano circa il 90% del pil di Eurolandia. Hanno invece votato contro, fra i 17 partner della moneta unica, Lussemburgo, Finlandia, Irlanda, Olanda, Malta e Cipro. Fuori dalla moneta unica, fra i contrari, oltre alla già citata Gran Bretagna, anche la Svezia (che aveva introdotto la Tobin Tax nel 1984 per poi cancellarla nel 1992).
La proposta concreta si attende molto simile a quella che era stata precedentemente presentata per l’Europa a 27: tassa dello 0,1% per gli scambi di azioni e obbligazioni, e dello 0,01% per i derivati.
Fra i paesi europei che hanno già introdotto la Tobin Tax, oltre all’Italia c’è la Francia, che prevede un’aliquota sulle azioni dello 0,2%.