Start it up: con l’orientamento fare impresa si può

di Barbara Weisz

Pubblicato 27 Novembre 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

Quasi 500 migranti hanno partecipato al progetto, oltre 400 con un business plan già  redatto da cui sono già  nate 12 imprese: ecco i risultati concreti del progetto Start it up Nuove imprese di cittadini stranieri, avviato nel 2011 dal ministero del Lavoro in collaborazione con Unioncamere attraverso le Camere di Commercio di Ancona, Bari, Bergamo, Catania, Milano, Roma, Torino, Verona, Vicenza e Udine.

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Obiettivo, valorizzare questo potenziale produttivo – troppo spesso emarginato e discriminato – inserendolo nel mondo imprenditoriale, professionale e artigianale del Paese: 492 persone si sono rivolte agli sportelli delle Camere di Commercio, 434 hanno beneficiato dei servizi di orientamento, formazione e assistenza e 409 hanno elaborato un business plan per la creazione di un'impresa.

Le imprese nate nell’ambito dell’iniziativa? Cinque a Milano, tre a Udine, due a Verona, una a Bergamo e una a Catania.

Gli aspiranti imprenditori stranieri sono prevalentemente giovani di età  compresa fra 18 e 35 anni, sia uomini che donne. Se la distribuzione fra i generi è omogenea, c’è una differenza relativa alle fasce di età : la maggioranza dei candidati giovani sono uomini, mentre è leggermente più elevata la quota di donne immigrate che intendono avviare un’impresa dopo i 35 anni.

Il livello medio di istruzione è elevato: c’è un 35% di laureati e un 61% di diplomati. Le zone di provenienza più frequenti sono Africa e America latina, mentre sono stati più rari i partecipanti provenienti dall'Europa non UE e dall'Asia.

La motivazione principale è la realizzazione personale, indicata dal 35% dei partecipanti, seguita da una maggior indipendenza economica e dalla volontà  di lavorare in proprio, 32%. C’è anche un 14% che invece parla di decisione forzata dalla congiuntura economica.

I settori più gettonati per le imprese di immigrati: al primo posto i servizi, 56%, seguiti dal commercio al dettaglio (35%). Solo il 5% punta sul manifatturiero e l’1% su un’attività  nell’agricoltura.

Si delinea una specificità  delle aspirazioni degli immigrati, che nell’avviare una nuova impresa tendono a coniugare competenze, opportunità  di utilizzare le particolari produzioni del proprio paese di origine e risorse umane disponibili per i lavoratori immigrati.

Al 30 settembre 2012 le aziende di imprenditori stranieri in Italia erano circa 364mila, il 6% delle imprese italiane. I tre paesi che esprimono più frequentemente i titolari sono Marocco, Cina e Albania.

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Il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, nel commentare il progetto Start it up, ha ribadito che «la promozione e il sostegno alla imprenditorialità  sono tra i principali obiettivi del Sistema camerale», aggiungendo che i risultati del progetto – insieme ai dati del Registro Imprese sulla crescita degli stranieri che detengono cariche di titolari e soci d'impresa – ci dicono che «c’è una forte propensione imprenditoriale da parte di chi decide di migrare in Italia, ma che va accompagnata con servizi reali in modo che nascano imprese capaci di stare sul mercato e di essere parte attiva della società  civile».