Il ricordo di Libero Grassi, l’impresa contro il pizzo

di Barbara Weisz

Pubblicato 29 Agosto 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

«Qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà  dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato». Sono le parole, scritte a mano, del manifesto che come ogni anno Alice, figlia di Libero Grassi, imprenditore ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991, ha incollato al muro di Via Alfieri, a Palermo, la strada in cui il padre è stato ucciso 21 anni fa per essersi riufiutato di pagare il pizzo.

A Palermo le commemorazioni per l’uccisione dell’imprenditore divenuto simbolo della lotta contro l’estorsione mafiosa sono iniziate di prima mattina in via Alfieri con il ricordo dei ragazzi del comitato antiracket Addiopizzo. Davanti all’azienda di Grassi, la Sigma, è stato osservato un minuto di silenzio. Come tutti gli anni, il manifesto sul muro apposto dalla figlia, la vernice rossa sul marciapiede, i fiori, le corone di fiori di Regione e Comune.

Presenti in via Alfieri il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il procuratore antimafia Piero Grasso. La giornata di commemorazioni del 29 agosto è proseguita con iniziative di solidarietà  e consumi critico presso un imprenditore del circuito di AddioPizzo. Fra gli altri appuntamenti: alle 16.30 la commemorazione nel cortile Abatelli di Palazzo Steri, alle 17,30 nella alla Chiesetta dello Steri la proiezione del documentario “Sconzajuoco 2.0” prodotto dall’Associazione Ambrosoli e dalla Fondazione Borsellino, alle 18,30 la presetazione del libro “Libero Grassi. Un’eresia borghese“, di Marcello Ravveduto e alle 20,30 lettura e proiezione dei lavori prodotti nel corso degli anni dagli studenti che hanno partecipato al premio Libero Grassi, alla presenza del ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri.

A Libero Grassi è stata conferita la medaglia d’oro al valore civile, alta onoreficienza della Repubblica Italiana, con la seguente motivazione: «Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità  nell’individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell’opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio di integrità  morale e di elette virtù civiche, spinte sino all’estremo sacrificio».

La “sfida alla mafia lanciata pubblicamente da Libero Grassi fu rappresentata da una lettera, scritta dall’imprenditore al Giornale di Sicilia, e pubblicata il 10 gennaio del 1991 (pochi mesi prima dell’uccisione): «Caro estortore – scriveva l’imprenditore -, volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere». E ancora: «Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalone’ e diremo no a tutti quelli come lui».

Queste righe hanno rappresentato una delle più importanti sfide alla mafia e alle richieste di pizzo nei confronti di commercianti e imprenditori e, di fatto, anche la condanna a morte dello stesso Libero Grassi, che è stato ucciso, davanti alla sua casa, pochi mesi dopo.

Alle commemorazioni hanno partecipato la Fai, Federazione Associazioni Antiracket ed Antiusura italiane, ConfCommercio, Confindustria Sicilia, la Camera di Commercio di Palermo, Sos Impresa – Palermo, la Fondazione Progetto Legalità  – in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia, l’Associazione civile Giorgio Ambrosoli.

Il presidente di Confcommercio Luca Squeri ha ricorda la figura dell’imprenditore sottolineando l’impegno delle associazioni imprenditoriali nella lotta alla mafia, da perseguire «con costanza e determinazione attraverso un impegno congiunto delle istituzioni, delle forze dell’ordine, della magistratura, dei rappresentanti della società  civile, delle organizzazioni imprenditoriali perché nessuno sia più lasciato solo come Libero Grassi ad affermare la propria dignità  di imprenditore e di uomo libero contro la violenza e l’arroganza delle organizzazioni criminali». Squeri ricorda il Protocollo per la legalità  e la sicurezza delle imprese siglato da Confcommercio con il Ministero dell’Interno e le iniziative «intraprese per la diffusione della cultura della legalità  e della denuncia di fenomeni criminali, l’adozione di codici etici, la costituzione di parte civile, e più in generale la realizzazione di un contesto “sano” per i nostri imprenditori, senza il quale non vi è possibilità  di ripresa economica e di crescita per il nostro Paese».