Bonus occupazione e incentivi: revoca per aziende non in regola con la sicurezza sul lavoro

di Paolo Sebaste

Pubblicato 3 Novembre 2010
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:40

Il mancato rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro da parte dell’azienda può costare caro, e non solo in termini di ammende e sanzioni: non essere in regola comporta anche la revoca di incentivi e bonus che, quando previsto dalla normativa, sono collegati al rispetto delle norme antinfortunistiche, e tutto questo anche se il rilievo di inadempienza arriva dal Fisco!

Questo, in sostanza, il principio affermato dalla Corte di Cassazione in una recente sentenza (n. 21698 del 22 ottobre) secondo cui anche il Fisco – nel verificare la dichiarazione del contribuente – può accertare la realtà  delle “condizioni costitutive” del credito d’imposta per l’incremento dell’occupazione esposte in e/o supposte dalla dichiarazione stessa.
Per cui, è del tutto legittimo che l’Agenzia delle Entrate possa negare la spettanza del credito d’imposta per i datori di lavoro inosservanti dell’obbligo, prescritto dalla disciplina istitutiva dell’agevolazione (in questo caso il rispetto delle norme su salute e sicurezza dei lavoratori).

Si arricchisce in sostanza il numero dei soggetti controllori in grado di verificare e sanzionare le imprese qualora non vengano rispettate le norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro?

La risposta sembrerebbe affermativa: nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione, il contribuente/datore di lavoro non era in grado di esibire la documentazione che accertava l’osservanza della normativa della sicurezza (autocertificazione scritta dell’avvenuta effettuazione della valutazione dei rischi e l’adempimento degli obblighi ad essa collegati), mettendo in dubbio il potere degli operatori tributari delle Entrate di accertare le violazioni su questa materia.
Secondo la Cassazione, invece, non solo Ispettori del Lavoro e delle ASL sono titolati a rilevare le infrazioni sulle norme antinfortunistiche, ma anche quelli del Fisco.

La Corte, infatti, ha dato torto al contribuente affermando che l’autocertificazione (sempre che sia stata anche inviata al rappresentante per la sicurezza) costituisce condizione normativa per poter fruire dell’agevolazione, confermando la revoca del credito d’imposta per l’incremento dell’occupazione previsto dall'articolo 7 della legge 388/2000.

Insomma, anche in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro l’Erario ha la possibilità  di dire la sua e costringere, in modo assolutamente legittimo, le imprese ad adeguarsi richiedendo (intanto) la restituzione dei crediti concessi!