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Case green: dal 2030 svalutazione immobili e mutui

di Anna Fabi

Pubblicato 20 Marzo 2023
Aggiornato 18:38

La direttiva UE sulle case green mette a rischio di svalutazione gli immobili e le garanzie sui mutui: analisi e proposte dal sistema bancario italiano.

«In Italia, per raggiungere almeno l’obiettivo intermedio della classe energetica F nel comparto residenziale, andrebbe ristrutturato il 60% del patrimonio immobiliare (circa 8 milioni di edifici)». Così Giovanni Sabatini, direttore generale ABI (Associazione Banche italiane), commenta in sede di audizione parlamentare l’impatto della direttiva europea sulle case green, che prevede zero emissioni per tutti gli edifici entro il 2050, con una serie di tappe intermedie fra cui la classe energetica F a partire dal 2030 ed classe E a partire dal 2033.

Direttivs UE: impatto sul mercato immobiliare

L’impatto di questa misura, rischia anche di «produrre una riduzione del valore di mercato degli edifici». Gli obiettivi della transizione green e della conseguente necessità di riqualificare anche il patrimonio edilizio sono condivisibili, sottolinea il direttore generale dell’ABI, ma per il nostro Paese «difficilmente raggiungibili nei tempi previsti dalla Direttiva». Anche in considerazione del «livello di partenza (in termini di efficienza energetica degli immobili) più basso rispetto ad altri Paesi europei con condizioni climatiche più estreme».

Visto il numero di immobili da ristrutturare obbligatoriamente per essere in linea cone la Direttiva UE, si prevedono «impatti molto rilevanti, in particolare sui proprietari meno abbienti». I quali prevedibilmente avrebbero difficoltà a pagare i lavori, anche eventualmente chiedendo finanziamenti alle banche. Le quali avrebbero «a loro volta difficoltà a erogare finanziamenti ipotecari a soggetti con più basso “merito creditizio”, posto che il processo di finanziamento deve basarsi necessariamente su una solida valutazione del merito di credito». Quindi, prevedibilmente, dovrebbe «intervenire lo Stato, con oneri rilevanti per la finanza pubblica in un arco temporale molto ristretto».

Non solo: c’è la «fondata preoccupazione» che la misura «rischi di produrre una riduzione del valore di mercato degli edifici, con impatti rilevanti sulla ricchezza delle famiglie italiane che per il 60% è rappresentata da immobili residenziali». Questo avrebbe un impatto diretto sulle banche, rappresentato dalla «svalutazione delle garanzie acquisite per la concessione dei mutui ipotecari», e uno indiretto «in quanto minore ricchezza significa anche minore possibilità di accesso al credito per imprese e famiglie, con conseguenti minori possibilità di crescita dell’economia».

Le proposte delle banche

La direttiva Ue non ha ancora terminato l’iter di approvazione: approvata dal Parlamento di Strasburgo, deve ancora essere discussa dalla Commissione e dal Consiglio. E il Governo italiano ha già espresso in questo senso un parere contrario. L’ABI presenta una serie di proposte di modifica in vista dell’approvazione definitiva:

  • flessibilità a tutti i paesi di prevedere una propria roadmap di adeguamento, mantenendo l’obiettivo delle emissioni zero nel 2050;
  • eccezioni a fronte di obblighi non economicamente sostenibili per i proprietari degli immobili oppure nei casi in cui non comportino una significativa diminuzione dell’emissione complessiva di gas serra;

Ci sono poi richieste che riguardano da vicino le banche:

  • una modifica agli obblighi che queste hanno nei confronti del portafoglio ipotecario (gli immobili a garanzia dei mutui). In mancanza di modifiche sostanziali, le banche «sarebbero necessariamente obbligate (nell’impossibilità di migliorare la qualità degli immobili già assunti in garanzia) a orientare le proprie scelte di finanziamento verso immobili che hanno migliori performance energetiche, riducendo le possibilità di accesso al credito per l’acquisto/riqualificazione degli immobili di minore qualità».
  • L’accesso al database SIAPE dell’ENEA, al fine di acquisire informazioni, in maniera automatizzata, sul grado di performance energetica degli immobili a garanzia dei finanziamenti, non solo in fase di erogazione (nell’ambito della quale l’APE viene già acquisito) ma anche in relazione a eventuali successivi interventi di riqualificazione energetica (nell’ottica di classificare gli immobili a garanzia del portafoglio finanziamenti con la corretta classe energetica di appartenenza).