Le banche italiane non godono di un’ottima reputazione, soprattutto all’estero, dal quale piovono giudizi spesso drastici. Ora è il turno di Moody’s, che nella sua ultima indagine evidenzia i punti deboli del nostro sistema bancario. La criticità principale, secondo la società di ricerche e analisi finanziarie, è riguarda il credito alle piccole e medie imprese, spesso problematico a causa della scarsa competitività e presenza internazionale, che non contribuisce alla crescita dei ricavi e quindi a rimborsare i debiti.
Si tratta di 90,138 miliardi di crediti deteriorati da parte dei principali tredici istituti bancari, quasi 25 miliardi in più rispetto all’anno precedente.
A questo, si aggiungono anche i problemi con il comparto retail, che ha subito una dura flessione a causa della crisi e, seppur inferiore rispetto ad altri Stati, l’indebitamento sempre maggiore delle famiglie. Ciò si traduce direttamente in un aumento del costo del credito che, insieme ai bassi tassi di interesse e agli alti costi operativi, disegna un quadro bancario non propriamente roseo.
A salvare il settore degli istituti italiano, che secondo Moody’s riesce comunque ad ottenere un rating intermedio (“C”), sono Unicredit con il suo “C” pieno e Intesa Sanpaolo che raggiunge quota “B”. I due colossi bancari, chiude l’indagine, non sono spinti da una qualità degli attivi significativa, ma dalla rete commerciale capillare ed efficace.