Tratto dallo speciale:

Libro Bianco UE sulle Pensioni: Italia la più severa per età pensionabile

di Barbara Weisz

5 Marzo 2012 17:25

Riforma delle pensioni: nel 2020 l'Italia sarà il Paese europeo con l'età pensionabile più alta, ma ora è fra quelli con il più basso tasso di occupazione fra gli over 55: il Libro Bianco UE.

Il sistema previdenziale italiano, dopo le riforme delle pensioni che si sono susseguite, sarà anche fra i più virtuosi d’Europa ma, in materia di età pensionabile è anche il più severo: lo certifica il Libro Bianco sulle pensioni della Commissione Europea.

Nel 2020 in Italia per andare in pensione saranno necessari 66 anni e 11 mesi, l’età più alta d’Europa. Per fare qualche paragone, in Germania “basteranno” 65 anni e 9 mesi, in Spagna 66 anni e 4 mesi per gli uomini e 65 per le donne, in Francia gli uomini dovranno avere 67 anni ma per le donne sarà possibile il pensionamento a 62 anni, in Gran Bretagna 66 anni.

La buona notizia è che, forse per la prima volta, l’Italia è fra i pochissimi Paesi UE (insieme alla Germania) a cui la Commissione non ritiene di dover più fare nessuna raccomandazione in materia di sostenibilità del sistema pensionistico.

Le tabelle relative all’età pensionabile fotografano il grosso impatto delle ultime riforme previdenziali. Nel 2009, l’Italia era infatti fra i Paesi in cui l’età per andare in pensione era più bassa, a 60 anni per le donne e 65 per gli uomini: uguale al 2009 la situazione in Francia, mentre in Spagna e in Germania l’età era a 65 anni per tutti. Questo significa che nel decennio in corso l’Italia è in assoluto fra i Paesi europei in cui intervengono i maggiori cambiamenti su questo fronte.

I 66 anni e 11 mesi di età pensionabile al 2020 sono il risultato delle ultime riforme delle pensioni, che equiparano l’età pensionabile di uomini e donne entro il 2018 e hanno introdotto l’agganciamento alle speranze di vita, che verrà calcolato a partire dal 2013.

Previdenza: linee guida UE

Sono entrambe priorità che Bruxelles raccomanda a tutti gli Stati Membri, insieme a una serie di altre linee guide in materia di previdenza: limitare l’accesso ai regimi di prepensionamento e altri percorsi di uscita anticipata; sostenere lo sviluppo del risparmio a fini di pensioni complementari per migliorare i redditi dei pensionati; incentivare il prolungamento della vita lavorativa migliorando l’accesso all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita; adeguando i posti di lavoro a una manodopera più differenziata; creando opportunità di lavoro per lavoratori anziani e favorendo un invecchiamento attivo e sano.

Prolungamento della vita lavorativa

Per quanto riguarda il prolungamento della vita lavorativa, l’Italia di strada da fare sembra averne parecchia: la fotografia attuale vede la Penisola fra i fanalini di coda nel Vecchio Continente quanto a percentuale di lavoratori attivi fra le fasce di età più alte, dai 55 ai 64 anni: il tasso di occupazione è sotto il 38%, contro percentuali superiori al 50% in Germania e in Gran Bretagna (la Francia, pur avendo numeri più alti dei nostri, è sotto il 40%).

Favorire il prolungamento della vita lavorativa delle persone (in termini reali, non di età pensionabile) è ritenuto importante perchè, si legge nel Libro Bianco, in caso contrario le «riforme miranti all’età pensionabile faranno ingrossare il numero di persone dipendenti da altri tipi di prestazioni (come disoccupazione, invalidità, assistenza sociale) e l’impatto sulle finanze pubbliche sarà molto meno benefico».

Fra l’altro, «i bilanci pubblici risparmieranno solo perché i lavoratori anziani riceveranno pensioni ridotte per non poter rimanere attivi fino alla normale età di pensionamento» con i conseguenti «maggiori rischi di povertà in età avanzata».

Pensioni integrative

Un altro capitolo in cui l’Italia non è certo all’avanguardia è quello delle pensioni integrative, dove le percentuali sono molto più basse che in altri Paesi europei. Ma bisogna sottolineare che non c’è nessuna particolare raccomandazione dell’Europa in questo senso.

Il Libro Bianco evidenzia che le opportunità di risparmi pensionistici complementari sono insufficienti in molti Stati Membri e fra le altre cose segnala che «entro il 2013 la Commissione presenterà un’iniziativa che mira a migliorare la qualità dei prodotti pensionistici del terzo pilastro per tutti i cittadini e a migliorare l’informazione e le norme di protezione dei consumatori grazie a codici facoltativi nonché, eventualmente, un regime di certificazione UE per tali prodotti, ispirato alle misure adottate per migliorare l’informazione dei consumatori previste per il 2012 sui prodotti di investimento al dettaglio preassemblati».