Sullo spinoso problema della tassa di soggiorno il dibattito è tutt’altro che spento. In tempo di crisi economica non è giusto che gli stranieri debbano pagare un contributo per vivere e lavorare nella penisola: questo è quanto sostiene il Governo Monti, che propone quantomeno una rivisitazione della normativa.
L’entrata in vigore della normativa che regola la tassa di soggiorno per gli stranieri – stabilita da un decreto siglato Maroni-Tremonti – è prevista per la fine di gennaio, ma da parte del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e del Ministro della Cooperazione Andrea Riccardi c’è molto scetticismo.
I due Ministri, infatti, chiedono un ripensamento e, soprattutto, hanno avviato una valutazione finalizzata a definire regole precise che possano variare l’importo della tassa di soggiorno in base al reddito familiare e alla composizione del nucleo familiare stesso.
In una nota del Viminale si legge che: «I ministri Cancellieri e Riccardi hanno deciso di avviare un’approfondita riflessione e attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia, previsto da un decreto del 6 ottobre 2011 che entrerà in vigore a fine gennaio».
La reazione degli esponenti della Lega non si è fatta attendere, con Roberto Maroni e Roberto Calderoli che hanno criticato aspramente la decisione dei Ministri in carica definendola paradossalmente un atto di discriminazione nei confronti degli stessi cittadini italiani.
Cosa prevede nel dettaglio la tassa di soggiorno? Il versamento da parte dei cittadini stranieri non può superare il 227 euro, e consiste in una tassa di 80 euro nel caso in cui il soggiorno in Italia si protragga per un periodo che va da tre mesi a un anno, 100 euro per un soggiorno superiore ai 12 mesi e 200 euro se il lasso di tempo supera i due anni. È anche previsto un contributo di 27,50 euro per il rilascio del documento elettronico. Minori, stranieri soggiornanti in Italia per necessità di cure mediche o con richiesta di asilo sono esenti dalla tassa.