Contenuti digitali, parte l’indagine AgCom

di Lorenzo Gennari

17 Marzo 2009 16:00

L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni avvierà nelle prossime settimane una serie di audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui produttori di contenuti nel settore delle comunicazioni elettroniche

Entro giugno, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom), presieduta da Corrado Calabrò, prevede la stesura di un “Libro Bianco” che possa offrire una visione organica dei contenuti diffusi sulle reti di comunicazione elettronica.

Al fine di collezionare il materiale utile all’elaborazione del documento, l’AgCom organizzerà, nelle prossime settimane, una serie di audizioni che coinvolgeranno, tra gli altri, i produttori di contenuti, i broadcasters, le associazioni di categoria ed esperti del settore audiovisivo.

Gli obiettivi del rapporto sono l’approfondimento degli aspetti del processo di innovazione dei nuovi contenuti digitali, sia dal punto di vista della tecnologia, sia dal punto di vista del mercato e della concorrenza. L’AgCom cercherà di offrire una visione organica dei contenuti diffusi sulle reti di comunicazione elettronica, prefigurando le soluzioni più opportune per garantire un’effettiva competizione nel settore, a beneficio dei consumatori. e dello sviluppo culturale e sociale.

Particolare attenzione andrà inoltre alla struttura del mercato e alla relativa catena del valore, ai modelli di business, alla gestione dei diritti di esclusiva, al regime del diritto d’autore, ai possibili sviluppi della domanda e dell’offerta, alla garanzia di accesso ai contenuti e alla neutralità del mezzo di diffusione.

I soggetti interessati avranno 180 giorni di tempo per far conoscere la propria posizione all’Autorità che, da parte sua, potrà predisporre gruppi di studio ed avvalersi di ulteriori competenze ed esperienze specialistiche.

Nella sua relazione annuale al Parlamento, l?Agcom ha sottolineato come la convergenza dei servizi offerti dagli operatori del settore delle comunicazioni ha fatto si che i fornitori di contenuti tradizionali, quelli di servizi media, i carrier di telecomunicazioni e le imprese del web, storicamente separati in passato, si trovino ora sullo stesso livello di concorrenza.