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Cessione PagoPA a Poste Italiane bocciata: verso i correttivi

di Anna Fabi

20 Marzo 2024 08:25

Cessione PagoPA a Poste nella bufera: emendamento contro la misura nel Decreto PNRR, i rilievi ABI e Antistrust e la e prime risposte del Governo.

La cessione di PagoPA a Poste Italiane (oltre che all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato) non piace all’Antitrust e nemmeno all’opposizione di Governo, viste le criticità sul piano della concorrenza di mercato in termini di servizi di pagamento elettronico.

A prevedere la rilevante cessione di quote pubbliche in PagoPA a Poste Italiane è il nuovo Decreto PNRR, che destina il 49% a Poste Italiane e il 51% alla Zecca dello Stato.

Fin da subito la questione ha sollevato polemiche, su cui sono intervenuti i rilievi dell’Antitrust e dell’ABI, un emendamento del Pd in Parlamento per la soppressione della misura ed alcuni chiarimenti da parte dell’Ad di Poste Italiane Del Fante ma anche del Ministro dell’Economica Giancarlo Giorgetti.

Vediamo le ultime novità sulla questione.

Cessione PagoPA a Poste Italiane

Partiamo dalla previsione di legge. L’articolo n.20 del Decreto PNRR (DL 19/2024), al comma 3, la inserisce tra le modifiche al codice dell’Amministrazione digitale.

Il testo prevede che:

Ai fini del rafforzamento dell’interoperabilità tra le banche dati pubbliche e di valorizzazione della Piattaforma Digitale Nazionale Dati di cui all’articolo 50-ter del decreto legislativo n. 82 del 2005, nonché di razionalizzazione e di riassetto industriale nell’ambito delle partecipazioni detenute dallo Stato, sono attribuiti rispettivamente all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in misura non inferiore al 51 per cento, e, per la restante quota di partecipazione, al fornitore del servizio universale di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, i diritti di opzione per l’acquisto dell’intera partecipazione azionaria detenuta dallo Stato nella società PagoPA S.p.A.

Problemi di concorrenza di mercato

L’operazione si inserisce nel programma di privatizzazioni del Governo, volto a recuperare 20 miliardi di euro nel triennio 2024-2026 e che comprenderebbe le stesse quote possedute in Poste.

L’emendamento di soppressione

A opporsi alla nuova normativa è stato prima di tutto il Pd, che prima ha presentato un’interrogazione in commissione Bilancio del Senato per comprendere meglio le modalità della cessione e poi ha presentato un emendamento in Parlamento per la soppressione della cessione, “sbagliata” sia in termini di privatizzazione delle Poste sia per l’assegnazione arbitraria senza regolari procedure concorsuali.

La posizione dei concorrenti

La cessione, peraltro, è stata anche contestata anche da numerosi istituti di credito, dal momento che potrebbe essere in contrasto con gli obiettivi del PNRR e con gli interessi della PA in materia di digitalizzazione.

L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) ha evidenziato i rischi di un controllo congiunto da parte di Zecca e Poste su PagoPA, per il potenziale conflitto derivante dalla conoscenza delle informazioni di mercato riguardanti la clientela bancaria.

Matteo Del Fante, amministratore delegato della società, ha comunque ribadito l’impegno di Poste a garantire la riservatezza dei dati dal momento che il circuito di pagamento è indipendentemente.

I rilievi dell’Antitrust sulle procedure di cessione

Ci sarebbero infatti le basi per un ricorso all’Antitrust, per esclusione di concorrenti nell’ambito delle transazioni economiche pubbliche. La cessione, così come si configura nell’Articolo 20 del Decreto PNRR, “potrebbe sollevare rilevanti problematicità nel funzionamento del mercato, che investono in primis il settore dei pagamenti digitali e poi quello delle notifiche digitali”.

Di fatto, l’AgCM ha chiesto al Governo di valutare modalità alternative che garantiscano più trasparenza nelle operazioni di privatizzazione e di cessione di PagPa senza discriminare i concorrenti di Poste nel processo di individuazione del cessionario.

si rende indispensabile l’adozione di modalità trasparenti e non discriminatorie per poter trasferire a un soggetto di mercato parte dei benefici connessi al godimento di un privilegio riconosciuto ex lege.

Inoltre, le modifiche al controllo societario dovranno essere sottoposte a controllo preventivo dell’autorità competente.

Questo nodo è infatti quello dirimente: il decreto assegna a Poste una quota rilevante di PagoPA (un bene pubblico, in quanto posseduta al 100% dal MEF) assegnata senza procedure competitive ad un’azienda privata, seppur partecipata dallo Stato, come Poste.

Su questo punto le opposizioni chiedono quanto meno che si intervenga con una gara di assegnazione.

La posizione di Governo

Il Governo non si è però ancora esposto in via ufficiale, anche se il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ha anticipato che l’impegno sarà quello di riscrivere la norma per rispondere ai rilievi dell’Antistrust superando le questioni tecniche.

Da quanto emerge, dunque, la volontà sembra quella di confermare la cessione a Poste ma di garantire più trasparenza nell’intero processo,