La raccolta e l’utilizzo dei dati è uno dei motori trainanti dell’economia. Capire come utilizzarli diventa fonte di investimento per chi vuole essere al passo coi tempi. Le loro potenzialità sono enormi ma è bene chiarire quali possono essere i campi di applicazione.
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Se i Big Data sono l’enorme mole di dati raccolti dalle aziende e la loro conseguente elaborazione, sull’altro lato della medaglia si trovano gli Open Data, vale a dire la circolazione libera e aperta dei dati, di cui sono sostenitori anche importanti enti.
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Maurizio Napolitano, ricercatore della fondazione Fbk di Trento spiega «I modelli economici che si stanno creando attorno agli open data sono essenzialmente di tre tipi. Il primo è quello delle aziende che fanno da consulenti e fornitori di servizi per tutto quello che riguarda i dati, creano portali sugli open data, fanno formazione ecc. Insomma, tutto quello che riguarda la “cultura del dato”».
Per quanto riguarda il secondo tipo di Open Data si tratta essenzialmente dell’elaborazione dei dati utili per creare informazioni, come il data journalism o la business intelligence. Il terzo tipo è quello che riguarda più strettamente le aziende e la relazione coi clienti. Da un lato l’azienda fornisce informazioni al cliente per aiutarlo a prendere decisioni e creare oggetti e dall’altro i dati sono utilizzati per la creazione di valore in ambito B2C. In questo ambito l’utente stesso diventa il prodotto, tanto per intenderci quello che succede per Linkedin o Facebook.
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Per questo si può parlare di data economy come terreno in piena fase di sviluppo e con grandi potenzialità di investimento.