Fra le (non poche) misure previste nella legge di Bilancio su cui le diverse bozze continuano a intervenire c’è anche il credito di imposta sulla formazione 4.0, una delle misure che riguardano il piano Industria 4.0.
L’agevolazione, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe destinata a ridimensionarsi. Si parla di un’aliquota più bassa, al 40%, invece del previsto 50% e di un tetto di spesa fortemente ridotto rispetto al milione di euro inizialmente ipotizzato: 300mila euro, al massimo 500mila. Il problema, neanche a dirlo, riguarda le risorse: in base ai calcoli della ragioneria dello Stato, l’impatto finanziario della misura come inizialmente immaginata (credito d’imposta al 50% fino a una spesa di 1 milione di euro per ogni impresa) sarebbe eccessivo.
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Non solo: anche riducendo aliquote e massimali, bisogna identificare nuove coperture, e pare che a farne le spese possa essere un’altra misura che fa parte del piano Industria 4.0, e che riguarda da vicino le PMI, ovvero la proroga della Sabatini per gli investimenti in nuovi macchinari.
Non si esclude l’ipotesi che venga previsto una meccanismo per cui l’agevolazione viene riconosciuta solo fino ad esaurimento della risorse stanziate, ma su questo il dibattito è aperto, anche perché si tratta di un meccanismo che in genere non viene applicato a strumenti come il credito d’imposta. C’è anche una nota positiva, rappresentata dal fatto che l’agevolazione si applicherà all’intera spesa in formazione sostenuta dall’azienda, non solo alla parte incrementale rispetto all’anno precedente. Il credito d’imposta è previsto fino al 2020, la formazione deve essere in chiave di innovazione 4.0, e riguardare quindi specifiche tecnologie o attività (cybersicurezza, realtà aumentata, robotica, manifattura additiva).
Le certezze si avranno solo nel momento in cui la Legge di Stabilità arriverà al Senato per l’inizio dell’iter parlamentare, per il momento si susseguono diverse bozze, con un balletto di misure che spariscono e ricompaiono, quando è ormai passata una settimana abbondante dall’approvazione da parte del Cdm di un testo con la formula del “salvo intese”.