Tratto dallo speciale:

Boom dell’imprenditoria femminile, Roma in testa

di Noemi Ricci

2 Febbraio 2009 17:30

Secondo il rapporto Censis-ConfCommercio, le imprese italiane femminili - e romane, aggiunge uno studio Cerved - fanno registrare una crescita maggiore di quelle maschili. In arrivo il Piano 2009-2010 in Lazio

Dai dati dell’Osservatorio permanente sull’imprenditoria femminile nel terziario, realizzato da Terziario Donna ConfCommercio e Censis, emerge una crescita sempre più evidente delle imprese rosa, complici anche finanziamenti e iniziative mirate avviate negli ultimi anni.

I dati del rapporto Censis-ConfCommercio fanno riferimento agli ultimi 4 anni, durante i quali le imprese femminili hanno battuto con una percentuale di +9,4% la controparte maschile (+5,7%).

È proprio il terziario il settore nel quale le donne fanno sentire maggiormente la propria voce: il 15% delle imprese femminili opera in questo settore – 31% nel Sud e Isole, 28% nel Nord-Ovest, 20% nel Nord-Est e 20% nel Centro – con un incremento pari a +2%, a dispetto dei colleghi uomoni che fanno registrare addirittura un calo (-1%).

In particolare, a sostegno dell’occupazione femminile per il 2009-2010, le parti sociali, le rappresentanze sindacali e delle imprese del Lazio hanno previsto un sistema di azioni che, una volta approvato il Piano, prenderanno il via a fine febbraio operando su sostegno al reddito, inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro e conciliazione dei tempi privato/professionale.

Una regione, quella del Lazio, che oggi festeggia la vincita di una partita singolare: quella che vede protagoniste le due maggiori città italiane nella lotta per la leadership in quanto a maggior numero di aziende registrate all’anagrafe delle imprese.

Roma si è aggiudicata la vittoria su Milano sia in relazione al numero di aziende registrate e società di capitali che alla capacità di attrazione: negli ultimi 4 anni – secondo i dati Cerved – sono state protagoniste di una crescita di oltre 45mila unità contro le 10mila milanesi, per uno scarto di ben 6.500 imprese.