In Italia il tasso di imprenditorialità early-stage (TEA) – riferito alle imprese che si trovano nella loro prima fase di vita – è salito nel 2007 al 5%, contro il 3,5% del 2006 ed il 4,9% del 2005, con una crescita media costante (4,5%). Con questa percentuale il nostro Paese si colloca al tredicesimo posto tra i 19 considerati in Europa.
Questo il quadro fotografato dal Global Entrepreneurship Monitor (GEM), il progetto di ricerca internazionale volto a rilevare i livelli di imprenditorialità in diversi Paesi, analizzare i fattori che li influenzano e suggerire politiche che supportino le imprese.
Il progetto è curato dal centro di ricerca dell’Università Bocconi tramite EntER, in collaborazione con Ernst &Young e Atradius Credit Insurance.
Secondo la ricerca GEM, con un tasso di imprenditorialità avviata pari al 5,6% l’Italia si posiziona al dodicesimo posto nella classifica dei 19 paesi GEM in Europa, la cui media è pari al 6% circa.
Relativamente alla distribuzione regionale delle attività imprenditoriali early-stage in Italia, sono il Sud e le Isole ad essere risultate le più dinamiche.
Per quanto riguarda il profilo tipo dell’imprenditore early-stage, invece, nel nostro Paese tale figura risponde in genere a quella di un uomo di età compresa tra i 25 e i 34 anni, meglio istruito rispetto altri paesi (36% di laureati) e spinto principalmente dalla voglia di sondare nuove opportunità piuttosto che dalla stretta necessità.
Il 37% di attività early-stage rilevate nel 2007 offriva servizi al consumatore, mentre il 31,3% servizi ad altre imprese. Gli imprenditori italiani risulterebbero indietro, rispetto al resto d’Europa, nell’area relativa al potenziale di crescita delle loro attività, riguardo la quale avrebbero aspettative
particolarmente basse.
Le possibili cause? Il basso contenuto tecnologico delle nuove attività, le dimensioni contenute e la difficoltà nel reperire risorse finanziarie, così come rilevato anche dai questionari GEM rivolti a esperti nazionali ed imprenditori (NES).