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Manovra Finanziaria 2011: imprese e start-up

di Francesca Pietroforte

Pubblicato 20 Dicembre 2011
Aggiornato 14 Gennaio 2014 13:52

Novità su incentivi e tagli nella manovra finanziaria 2011 per giovani imprese start-up, venture capitalist e aziende all'estero impegnate in processi di internazionalizzazione.

Con l’approvazione della manovra finanziaria (Dl n.98, leggi il testo della manovra finanziaria 2011), il meccanismo delle agevolazioni alle imprese muta radicalmente. Gli incentivi previsti riguardano aziende giovani e fondi di venture capital. Le agevolazioni non saranno dunque strutturali ma saranno ammissibili solo i primi anni di vita delle start-up, con l’obiettivo unico e prioritario di agevolare l’imprenditoria giovanile piuttosto che gli autonomi, così da favorire l’occupazione.

Per quanto riguarda le nuove imprese, il decreto convertito in legge consente di approfittare del forfettone (regime dei minimi) utilizzato finora anche dalle partite IVA ma solo per cinque anni e solo per aziende nate dal 2008. Tuttavia, in questo caso non si potrà usufruire del credito d’imposta per nuove assunzioni nelle imprese del Sud come previsto dal Decreto Sviluppo.

Agevolazioni fiscali e imprese giovani

L’aliquota secca forfettone, secondo le organizzazioni di categoria, non dispone delle caratteristiche necessarie per attrarre gli aspiranti imprenditori con un titolo di studio elevato. Le imprese individuali, infatti, nascono nella maggior parte dei casi in mercati consolidati, hanno una bassa propensione al rischio, e sono per questo più attraenti per immigrati o aspiranti imprenditori a bassa scolarizzazione, interessati magari ad attività riguardanti artigianato, piccolo commercio o servizi alla persona.

Capitale di rischio e imprese innovative

Con la manovra vengono introdotti benefici fiscali per le aziende che investono in fondi di venture capital di imprese innovative, costituite da massimo tre anni e amministrate da persone fisiche. Questa misura non riguarda le persone fisiche, ma si rivolge a società di capitali: investendo in fondi comuni il 75% dei capitali raccolti in società non quotate in Borsa – a patto che svolgano la propria attività d ‘ impresa da non meno di 36 mesi – si ha diritto all’esenzione totale dalle tasse sulle somme derivanti dalla partecipazione al capitale dell ‘ impresa.

La norma è subito operativa per gli investitori privati, mentre bisognerà attendere il parere dell ‘ Unione Europea per quello che riguarda la partecipazione di soggetti giuridici come banche e società finanziarie: in questi casi infatti potrebbe configurarsi la fattispecie degli Aiuti di Stato.

Anche in questo caso il parere di molti operatori del settore è stato negativo: secondo Piemontech, finanziaria che investe sulle imprese innovative fornendo capitali di rischio, ad esempio, nel venture capital gli utili si hanno dopo tre o quattro anni, quindi i dividendi da detassare sviluppano i propri effetti parecchio tempo dopo che l’investimento è stato effettuato. Meglio sarebbe stato, secondo Italian Angel for Growth – la principale associazione in Italia di business angel – detrarre dalla dichiarazione dei redditi parte dell’investimento che in questo modo può essere girato a un’altra attività.

Internazionalizzazione e ICE

Altro tema caldo è quello dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, più volte invocata come via di fuga dalla crisi economica. Con l’esclusione dell’emendamento proposto dal senatore del Pd Agostini, ma condiviso in maniera trasversale, viene confermata la proposta iniziale del decreto: l’ICE (Istituto nazionale per il commercio estero) verrà soppresso e risorse finanziarie, personale, strumenti e rapporti giuridici attivi e passivi passeranno al Ministero dello Sviluppo Economico.

Il personale in servizio presso l’ICE all’Estero verrà dirottato alle rappresentanze diplomatiche e consolari dipendente dal ministero degli Esteri. L’emendamento bocciato per volontà del ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, avrebbe razionalizzato il sistema evitando la dipendenza da due diversi ministeri: le competenze sarebbero infatti state trasferite a un’agenzia collegata al ministero degli Esteri che avrebbe sviluppato un’azione concreta anche grazie all’ausilio di strutture già esistenti.