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Riforma Pensioni, guida alle misure

di Barbara Weisz

Pubblicato 7 Settembre 2016
Aggiornato 30 Gennaio 2017 12:23

Dall'anticipo APE alla RITA, dalle nuove pensioni minime alle ricongiunzioni non onerose: interventi allo studio per la Riforma Pensioni nella Legge di Stabilità 2017.

Flessibilità in uscita con l’anticipo pensionistico APE, interventi sulle pensioni minime, bonus lavoratori precoci: sono i capitoli fondamentali della Riforma Pensioni inserita nella Legge di Stabilità 2017 e oggetto di dibattito il 21 settembre tra governo e sindacati. Vediamo una breve panoramica di tutte le misure fino ad ora annunciate.

=> Riforma pensioni: calendario e novità

APE

E’ il piatto forte della riforma: strumento di flessibilità in uscita, consente di ritirarsi con tre anni di anticipo prendendo un assegno (anticipo sulla pensione) da restituire con rate ventennali. Il trattamento è erogato dall’INPS ma finanziato dal sistema bancario (prestito con interessi). Il lavoratore matura la pensione piena, decurtata di una somma pari alla restituzione del prestito. Secondo i primi calcoli, il taglio per pensioni alte può superare il 20%. Ci saranno però delle detrazioni particolarmente vantaggiose per i redditi basse, per mitigare l’impatto della restituzione ed eventualmente azzerandola per gli assegni più bassi.

=> Anticipo pensione APE: esempi di calcolo

Per rendere più flessibile la fruizione dell’APE: il lavoratore può utilizzare il prestito in modo parziale, al 25 o al 50%. O utilizzare le somme accantonate nella pensione integrativa per ripagare il prestito, in pratica attingendo alla Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA): si riscuote in anticipo la pensione integrativa, utilizzandola per ridurre o azzerare la necessità di anticipo APE, con una tassazione agevolata (tra il 15 e il 9%, contro l’attuale 23%). Infine, il lavoratore che sceglie l’APE può lavorare durante il trattamento.

=> Riforma pensioni: calcolo APE in attesa delle detrazioni

Pensioni minime

C’è un pacchetto di interventi per coloro che in pensione ci sono già andati e percepiscono trattamenti particolarmente bassi. Innanzitutto, l’estensione della quattordicesima. Attualmente, la percepiscono i pensionati con assegno fino a 750 euro al mese circa (reddito massimo annuale 9mila 786,86 euro lordi). Due le ipotesi allo studio: l’allargamento della platea dei beneficiari, comprendendo gli assegni fino a mille euro al mese, oppure un assegno più robusto per coloro che già percepiscono il trattamento. Attualmente la quattordicesima oscilla tra 336 e 504 euro: 336 euro fino a 15 anni di contributi, 420 tra i 15 e i 25 anni, 504 auro sopra questa soglia.

Previsto poi l’innalzamento della no tax area per i pensionati, portando il tetto di reddito a 8mila 124 euro (oggi è a 7mila 750 euro per i pensionati fino a 75 anni di età e 8mila euro per i più anziani.

=> Riforma pensioni: SIA e quattordicesime in aumento

In generale, sono allo studio anche ulteriori misure per alzare le pensioni minime, potenziare gli strumenti di welfare sociale come la SIA (sostegno per l’inclusione attiva) e resta anche la possibilità di estendere ai pensionati il bonus IRPEF di 80 euro riconosciuto dal 2015 ai lavoratori dipendenti.

Altre ipotesi

  • Ricongiunzioni onerose: niente spese o penalità per cumulare i versamenti in gestioni previdenziali diverse.
  • Lavoratori precoci: pensione anticipata di due anni (tramite bonus di 4 o 6 mesi per ogni anno di lavoro precedente ai 18 anni).
  • Lavori usuranti: stop al requisito dell’ultimo anno di lavoro faticoso prima del ritiro anticipato per chi ha 7 anni di impiego pesante negli ultimi 10, oppure allargare la categoria.
  • Aspettative di vita:  intervallo maggiore fra gli adeguamenti ISTAT (che comportano l’innalzamento dell’età pensionabile).