Sono pochi gli appuntamenti calcistici che possono vantare la tradizione di Italia-Germania: se poi il super-match del calcio europeo è in calendario lo stesso giorno (28 giugno) in cui inizia il super vertice economico del Consiglio Ue a Bruxelles – decisivo per il futuro dell’euro – gli ingredienti affinché la partita sia quelle che passano alla storia ci sono tutti.
Il calendario, e i risultati, del campionato europeo di calcio 2012 continuano a offrire spunti ghiotti per giocare con i parallelismi in Europa.
Per quanto Italia-Germania sia un evento di primissimo piano nella cornice di una semifinale internazionale, la partita più importante, diciamolo, è quella che si gioca a Bruxelles.
I 27 partner dell’Ue sono chiamati a mettere a punto le misure del Piano salva Euro per arginare a una crisi del debito che sta mettendo in forse la stessa sopravvivenza dell’euro.
Il destino dell’Italia economica si incrocia con quello calcistici: battere la Germania può voler dire andare in finale.
La crisi dell’Euro preoccupa non poco le imprese italiane, che hanno fatto partire una lettera destinata alle istituzioni comunitarie per chiedere che dal vertice arrivi un segnale forte e inequivocabile.
Ai presidenti della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, le imprese italiane (PMI comprese) chiedono di giocare il ruolo di punte, per mettere a segno «i provvedimenti necessari perché l’Europa diventi effettivamente una federazione di Stati».
I fantasisti, in Europa, non mancano: Barroso e Van Rompuy, la strategia che ritengono vincente l’hanno preparata insieme ai due presidenti della moneta unica, ovvero i numeri uno della Bce, Mario Draghi, e dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker.
A portar palloni ci sta pensando una diplomazia che vede impegnati i capi di stato e di governo delle quattro grandi europee, Germania, Francia, Spagna, Italia. Qui forse bisogna fare alcuni distinguo e diversificare i ruoli.
Il presidente francese Francois Hollande e il premier italiano Mario Monti giocano a centrocampo, ospitando vertici preparatori (prima a Roma poi a Parigi) proponendosi come mediatori nei confronti della Germania di Angela Merkel.
Alla quale, complice la posizione predominante nell’economia europea, bisogna dare la maglia numero uno dell’estremo difensore.
In effetti, se il portiere greco Michalis Sifakis in campo fosse riuscito a opporsi ai tiri avversari come la cancelliera si oppone alle ipotesi di allentamento dei vincoli di bilancio, la Germania avrebbe avuto vita più dura.
Ma la difesa dell’austerity si sta dimostrando strategia molto debole in Europa, constringendo nelle retrovie alcuni dei paesi che invece, sul campo da calcio, hanno vocazioni diverse: fra i Pigs (gli anelli deboli dell’Europa dell’euro), solo l’Irlanda non è riuscita a superare il girone iniziale, ma Spagna e Portogallo giocano l’altra semifinale, e la Grecia è arrivata ai quarti. Ha perso, con un netto 4-2, proprio con la Germania, sotto gli occhi attenti di Angela Merkel, presente in tribuna in veste di tifosa.
Il verdetto del campo ha comunque messo in luce, diciamolo, anche qualche debolezza tedesca. Perchè gli uomini di Joachim Loew due gol dalla Grecia li hanno pur sempre presi: fra l’altro, ironia della sorte (o forse bisognerebbe dire dello spread) il gol del pareggio greco è stato firmato da Georgios Samaras, ominimo del primo ministro ellenico, Antonis Samaras. E la seconda rete greca è avvenuta su calcio di rigore. Un rigore che, come quello delle politiche economiche di Angela Merkel, non è bastato alla Grecia per restare in Europa. Calcisticamente parlando, s’intende.
Così si è arrivati a Italia-Germania. Lo spread calcistico fra le due nazionali è più difficile da misurare rispetto al differenziale di rendimento dei titoli a dieci anni dei rispettivi paesi: la Germania è, insieme alla Spagna, la squadra da battere di questo Europeo di calcio. Unisce la storica forza dei panzer tedeschi alla freschezza e alla fantasia di una squadra giovane. E’ l’unica formazione dell’europeo a punteggio pieno. Anzi, in ambito internazionale ha collezionato 15 vittorie consecutive.
Ma per la Germania calcistica l’Italia è la bestia nera. Il 4-3 della semifinale mondiale di Messico ’70 è negli annali del calcio ma soprattutto nella memoria collettiva di generazioni di tifosi. Il 3-1 della finale di Spagna ’82 ha regalato all’Italia la sua terza coppa del mondo al termine di un cammino spettacolare condito dalle vittorie sull’Argentina di Maradona e sul Brasile di Falcao. Il 2-0 della semifinale di Germania 2006 è la ciliegina sulla torta, la finale strappata ai padroni di casa. Ci sono altre quattro sfide fra mondiali ed Europei, e nessuna vittoria tedesca: tutti pareggi.
Una partita tradizionalmente stregata, alla quale gli uomini di Cesare Prandelli si avvicinano forti di un gioco di squadra che macina azioni su azioni ma che fatica a trovare la conclusione. Come l’Europa.