Le Pmi devono scommettere sull’e-commerce

di Edoardo Musicò

Pubblicato 24 Febbraio 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:39

L’e-commerce è uno strumento efficace per le Pmi: è una convinzione unanime, che trova sostegno in numerosi studi realizzati negli ultimi 12 mesi, a partire dal noto report a cura di Marc Vos (The Boston Consulting Group) sul fattore Internet, commissionato da Google. Nel report, si evidenzia segnala che le imprese attive online incrementano il fatturato di circa il 5% e che usano il Web principalmente per pubblicità  e collaborazioni con i fornitori.

In passato, una piccola azienda poteva contare solo su una clientela ridotta, creata e mantenuta con il passaparola e il classico spazio sulle Pagine Gialle. Al contrario, Internet non ha barriere e l'attività  aziendale viene promossa ovunque.

Turismo e Made in Italy sono le filiere che di più traggono vantaggio dai benefici della Rete: i piccoli produttori di vino italiani sono riusciti a fare apprezzare il loro prodotto in America e in Cina; stesso discorso per le imprese della Moda, che spingono la conoscenza del brand attraverso l'e-commerce, e i piccoli alberghi che si propongono a livello mondiale, incrementando le prenotazioni.

Le Pmi, pur non investendo su Internet a livello delle grandi industrie, possono promuoversi a costi inferiori rispetto al passato, con ricadute positive sul fatturato.

I dati elaborati da Netcomm confermano il trend in crescita dell'e-commerce, e un segnale rivelatore è che nel 2011 oltre dieci milioni di italiani hanno fatto acquisti su Internet. Il risparmio economico e di tempo, grazie alle transazioni online, spinge il settore con un aumento del 19% rispetto al 2010 e un fatturato di 8 miliardi di euro.

Le Pmi hanno un bacino potenziale di clienti molto ampio, perché l'e-commerce non appassiona solo i giovanissimi e l'acquirente tipo è fra i 30 e 50 anni, ha una discreta capacità  di spesa e un titolo di studio elevato. Gli acquirenti sono sempre più abituati a usare computer e carte di credito tradizionali o prepagate, spendendo in media circa 800 euro l'anno.

Le Pmi possono inoltre giocare un ruolo importante perché i consumatori diversificano gli acquisti. La parte del leone spetta ancora al settore viaggi e turismo che assorbe il 52% delle transazioni, ma crescono informatica (10%), assicurazioni (9%), abbigliamento (7%), musica ed editoria; senza trascurare beni e servizi in genere, che sono ormai gestiti via e-commerce nel 18% dei casi.