Imprese e Responsabilità  Sociale: obbligo o opportunità ?

di Noemi Ricci

Pubblicato 19 Maggio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:44

Il fenomeno della globalizzazione ha portato a una maggiore attenzione sui problemi del sociale e dell’ambiente sensibilizzando fortemente l’opinione pubblica, la quale, si sa, esercita sempre una forte pressione sui comportamenti delle aziende in relazione alle attività  sul territorio e sul mercato.

A confermarlo è anche un recente studio IBM in cui i CEO affermano quanto i consumatori mostrino aspettative crescenti sui temi della Responsabilità  Sociale d’Impresa (RSI).

In questo senso, la corporate social responsibility gioca oggi un ruolo importante nel differenziare l'impresa del futuro.

Di fatto, buon manager, non è semplicemente colui che massimizza i profitti nel lungo periodo, ma anche e soprattutto colui che tiene apertamente in considerazione gli interessi di tutte le parti sociali coinvolte con l’attività  aziendale, a partire dai lavoratori fino ad arrivare alla comunità  locale, l'ambiente, e così via.

Dunque, per far sì che il proprio business abbia successo è necessario porre attenzione alla RSI.

In un altro studio condotto da IBM sarebbe risultato che le aziende che investono in validi programmi di responsabilità  sociale accrescono il proprio potenziale di business.

Anche se la RSI sembrerebbe un concetto sviluppato in riferimento alle grandi imprese, in realtà  non è affatto troppo articolato per riguardare anche le Pmi, in quanto implica uno spirito imprenditoriale estremamente semplice e un investimento molto utile, che non può non essere di rilievo anche per le realtà  più piccole.

Ma cosa significa allora essere “socialmente responsabili“?
Sul tema esiste una pluralità  di approcci e teorie.
Secondo le associazioni italiane, che nel maggio 2003 hanno dato vita alla campagna “Meno beneficenza più diritti”, Responsabilità  Sociale d’Impresa significa fare in modo che tutte le attività  aziendali, controllate direttamente o indirettamente, si svolgano nel pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona e delle comunità  in cui operano, garantendo anche la protezione.

Esistono poi due filoni di pensiero: uno identificato da un'impostazione principalmente volontaristica (descritta nel Libro Verde della Commissione Europea), l'altro normativo-regolatoria (sulla base delle Norme ONU sulle Responsabilità  delle Imprese transnazionali e altre imprese riguardo ai Diritti Umani).

Il filone volontaristico risponde alla domanda, spiegando che essere socialmente responsabili significa andare oltre gli obblighi previsti dalla legge: l'azienda dovrebbe adottare volontariamente, sia internamente che esternamente, comportamenti orientati a migliorare la società  e al rispetto ambientale.

Secondo la scuola di pensiero normativo-regolatoria, invece, alla base della RSI c'è la presenza di un quadro normativo vincolante per le imprese sui problemi relativi a rispetto dell’ambiente e diritti umani e sindacali collegati all’operatività  delle imprese transnazionali nei Paesi in via di sviluppo.

Vediamo invece quali sono i benefici diretti di una politica aziendale orientata al sociale: maggiore apertura, più flessibilità , migliore capacità  di cogliere nuove opportunità  offerte dai partner (ma anche azionisti e organismi legislativi), miglior ascolto dei clienti, più efficienza operativa, incremento della capacità  di differenziarsi.

Se ancora non siete convinti che adottare un comportamento “socialmente responsabile” sia utile ai fini aziendali vi segnalo un articolo interessante pubblicato sul tema da Monster.