Formazione in azienda – 1: tra statistiche e buone ragioni

di Vincenzo Zeffiri

Pubblicato 27 Dicembre 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:44

La formazione in azienda può sicuramente essere un argomento a cui guardare con interesse, ma anche con preoccupazione.

Come è giusto che sia, spesso datori di lavoro o responsabili di settore si interessano a quelle che sono le prescrizioni di legge e gli obblighi a cui adempiere in tema di formazione del proprio personale.

Parallelamente c’è chi vede in essa una forma di investimento e una fonte di benefit per la propria azienda.

Consultando dati statistici Istat si nota subito che l’Italia è agli ultimi posti per questo aspetto, e benché vi sia una lenta crescita nel corso degli anni, la situazione resta comunque allarmante se paragonata a quella degli altri Paesi europei…

Ad esempio, si stima che solo un quarto degli aziende italiane investono in formazione e che nei bilanci aziendali la spesa totale sotto questa voce sia pari solo al 3%. Inutile dire che Nord e Centro possono vantare (si fa per dire) una situazione leggermente migliore di quella del Mezzogiorno.

Altro dato significativo riguarda il ricorso a enti di formazioni esterni all’ambiente aziendale ovvero a società  o istituzioni specializzate.

Probabilmente è necessario ricordare che la formazione aziendale si pone come step essenziale nell’assunzione di personale con scarse conoscenze tecniche o con ridotto know-how. Il mercato del lavoro attuale, infatti e non a caso, richiede già  figure professionali con una anche se minima esperienza, proprio per ridurre i tempi e i costi che comporterebbe la formazione ex novo.

È evidente che anche se il problema viene negato o aggirato, un periodo di formazione (sia pur non ufficiale) esiste sempre in conseguenza di nuove assunzioni o di cambio mansioni.

Ciò che però spesso non si vuole considerare è che la formazione tecnica o universitaria ricevuta difficilmente basta a permettere a un giovane lavoratore di fronteggiare le difficoltà  e le sfide offerte dal primo impiego. Con questo non ci si riferisce naturalmente al cambio di realtà  operativa ma alla frequente mancanza di contenuto applicativo degli studi compiuti.

Spetta all’azienda il compito di colmare questi vuoti e di completare il percorso formativo perché diversamente nessun altra figura potrebbe occuparsi con eguali risultati di tale incarico.

Guardando l’altro lato della faccenda, un formazione in loco e finalizzata all’espletamento di determinate mansioni o alla copertura di un determinato ruolo permette di avere in breve tempo uno staff di dipendenti che rispondono a pieno ai bisogni aziendali perché capaci di plasmare le loro conoscenze pregresse alle necessità  attuali e di gestire il nuovo bagaglio competenze acquisito con un feedback immediato.

L’opportunità  di rivolgersi ad enti esterni, anche attraverso le numerose possibilità  di formazione a distanza offerta ad esempio dalle università  telematiche, non deve comunque far pensare di potersi esimere da una seppur breve e concisa preparazione indoor.