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Riforma delle pensioni: tutti i lavoratori penalizzati

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 8 Marzo 2012
Aggiornato 3 Febbraio 2014 14:10

La riforma delle pensioni penalizza fortemente chi, con il vecchio sistema previdenziale, stava per andare in pensione ma anche e soprattutto i giovani: tutte le penalizzazioni della riforma Monti-Fornero.

La recente riforma delle pensioni ha introdotto misure che rivoluzionano radicalmente il sistema previdenziale italiano, stabilendo nuove regole sia per il raggiungimento dei requisiti che permettono l’accesso al pensionamento che nuovi metodi di calcolo per definire l’importo dell’assegno di pensione.

Rispetto alle vecchie generazioni, le nuove risultano fortemente penalizzate dal nuovo sistema previdenziale, sia perché si allunga la permanenza nel mondo del lavoro sia perché le pensioni di domani saranno più esigue.

Vediamo un excursus di tutte le tipologie di lavoratori maggiormente danneggiati dalla riforma delle pensioni.

Quota 97 nel 2013

Coloro che sono vicini al pensionamento sono i lavoratori che accusano maggiormente il passaggio al nuovo sistema previdenziale, perché ne subiranno gli effetti per primi.

I lavoratori che, con il vecchio sistema, avrebbero maturato i requisiti per la pensione nel 2013, raggiungendo quota 97 (61 anni di età e 36 di contributi o 62 e 35), sarebbero andati in pensione l’anno successivo (al termine della finestra mobile, a 62/63 anni).

Mentre ora, con la riforma delle pensioni Fornero, ci andranno a 66 anni, rimanendo nel mondo del lavoro almeno 3 anni in più.

Giovani

I giovani, anche se non ne risentono nell’immediato, sono sicuramente quelli che risultano i più danneggiati, perché sicuramente a loro la riforma Fornero non concede esoneri, deroghe né tanto meno benefici.

Addirittura per i giovanissimi si prospetta un futuro in cui la pensione non sarà accessibile prima dei 70 anni di età e la pensione anticipata diventerà un miraggio con l’innalzamento progressivo fino a 45 anni del requisito contributivo.

Dipendenti pubblici e lavoratori autonomi

I dipendenti pubblici che raggiungeranno quota 96 nel 2012 (requisito utile per l’accesso alla pensione di anzianità secondo il vecchio sistema) non potranno andare in pensione e di fatto vi accederanno con 2/3 anni di ritardo rispetto agli stessi lavoratori ma del settore privato.

Penalizzati rispetto ai colleghi privati anche i lavoratori autonomi che maturando quota 97 nel 2012, con 62 anni di età e 35 di contributi, perché andranno in pensione un anno più tardi.