La ricetta per la crescita del ministro Renato Brunetta passa attraverso la semplificazione. E allora, «basta Durc, basta certificati antimafia. Basta pacchi di certificati per partecipare a concorsi». Insomma, basta alla necessità di presentare certificati che attestino cose che, in realtà, la Pubbica Amministrazione sa già. «Perchè famiglie e imprese devono fornire certificati alla pubblica amministrazione che li ha già in casa?» si chiede il titolare del ministero della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione.
La soluzione si chiama autocertificazione. Secondo Brunetta, che ha così anticipato una delle misure che dovrebbero essere contenute nel decreto Sviluppo (quello che i governo dovrebbe presentare entro la metà di ottobre, incentrato sulla crescita), i certificati inutili si possono completamente eliminare, ed essere sostituiti da autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla PA continueranno ad essere utilizzate solo per i rapporti fra i privati. Sui relativi moduli ci sarà esplicitamente scritto: «il presente certificato non può essere prodotto agli organi della Pubblica Amministrazione o ai privati gestori di pubblici servizi».
Il ministro ha parlato a margine della presentazine del nuovo logo della Pa digitale. E ha ribadito un concetto già espresso negli ultimi giorni, secondo cui i paese ora ha bisogno di puntare sulla crescita, e di farlo usando non più gli antibiotici ma le vitamine. E, appunto, una delle vitamine per la crescita è la semplificazione».
Le dichiarazioni del ministro stanno già provocando polemiche. Non tanto per l’eliminazione del Durc, il documento unico di regolarità contributiva da parte dell’impresa, ma per quella del certificato antimafia. Per il responsabile sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, «non può essere accettata una misura che rende più fragile il sistema di controllo dello stato».