A Palermo, in rappresentanza delle istituzioni, c’erano il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Oggi nel capoluogo siciliano è il giorno del ricordo, a 19 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui il 19 luglio del 1992 morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Questa mattina il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio alla signora Agnese, moglie del magistrato che fu ucciso 57 giorni dopo un’altra strage di mafia, quella di Capaci in cui furono assassinato il collega e amico Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
L’attentato di Via d’Amelio, ricorda il capo dello Stato «volle colpire sia un simbolo della causa della legalità sia un uomo che stava mobilitando le migliori energie della società civile dando a esse crescente fiducia nello stato di diritto. A diciannove anni di distanza, il sacrificio di Paolo Borsellino richiama la magistratura, le forze dell’ordine e le istituzioni tutte a intensificare – con armonia di intenti e spirito di effettiva collaborazione – l’azione di contrasto delle mafie e delle sue più insidiose forme di aggressione criminale».
La giornata a Palermo si è aperta con un’assemblea commemorativa organizzata dall’Anm, associazione nazionale magistrati, al palazzo di giustizia, a cui ha partecipato Fini. «I partiti devono fare pulizia al loro interno», ha dichiarato il presidente della Camera, che nel suo discorso ha ricordato che «nella battaglia contro la criminalità organizzata quello politico è un fronte decisivo» e ha sottolinea il dovere di «continuare a cercare la verità».