Una società molto individualista ma poco ottimista, in cui i miti dei consumi e del benessere non fiunzionano più, in cui la voglia di fare impresa non è più una molla. È la fotografia scattata dal Censis nella ricerca “Fenomenologia di una crisi antropologica. I miti che non funzionano più“. Un’indagine che mostra come siano cambiati i ruoli nella società e nella famiglia: il padre non è più la figura di riferimento per avere delle regole, non rappresenta l’autorità, ma spesso gioca con i bambini più della mamma. Gli insegnanti nella maggioranza dei casi sono delusi, potendo tornare indietro non rifarebbero lo stesso mestiere.
Partiamo dall’analisi socio-economica. Ad essere in crisi sono in particolare la percezione del futuro e le aspettative. “Oltre il 57% dgli italiani ha la sensazione che al di là dei problemi di reddito, c’è un desiderio meno intenso di consumare, ma il 32% lo afferma pur precisando che di tanto in tanto si riaccende il desiderio per nuovi beni e servizi”.
In termini reali, i consumi sono scesi di 1754 euro l’anno, come se le famiglie, si legge “fossero rimaste senza consumare per 20 giorni in un anno”. Dunque, uno dei mecanismi portanti dei decenni passati, il consumo, è in declino. Un atteggiamento che va di pari passo con la scarsa fiducia nel domani.
Il 67,5% degli italiani pensa che fra dieci anni il paese sarà decisamente meno ricco. Il 34% ritiene che la generazione dei figli sia destinata a stare peggio dei genitori. È in deciso calo l’imprenditorialità e in genere la “voglia di mettersi in proprio” di professionisti e artigiani. Fra il 2044 e il 2099 il numero di imprenditori è sceso del 36%, da 400mila a260mila, ed è diminuito di circa 500mila unità il numero di lavoratori autonomi sotto i 35 anni.
È interessante notare come a questo sentimento di delusione faccia da contraltare l’ottimismo deli immigrati, i quali in sei casi su 10 confidano in un paese che diventerà più benestante. Come spiegano i ricercatori del Censis, si tratta di persone che vivono una fase completamente diversa, “che ricorda molto da vicino quella degli italiani del tempo dell’uscita dalla scarsità”.
L’indagine infine sottolinea come stiano cambiando alcuni ruoli sociali e familiari: il padre, l’insegnante, il sacerdote. All’interno delle famiglie i ruoli sono meno determinati che in passato, il partner aiuta la moglie nelle faccende domestiche a agli occhi dei bambini ha più un ruolo “ludico” che non autoritario.
Se questo è più che altro un cambiamento, quella degli insegnanti è una situazione che si può definire in declino. Più di un tezro dei prof non rifarebbe lo stesso mestiere potendo scegliere. Il 69% lamenta uno scarso riconoscimento sociale, il 53% è insoddisfatto del trattamento economico, più dell’82% ritiene che gli obiettivi della scuola, a partire dall’educazione ai valori e alla convivenza civile, non vengano realizzati.