Purdue University simula impatto asteroidi online

di Lorenzo Gennari

11 Novembre 2010 12:55

Si chiama "Impact Earth!" ed è una pagina del sito dell'università Purdue, che permette di simulare l'impatto di un asteroide sulla terra calcolandone i danni in funzione dei parametri impostati dall'utente

Quali sarebbero le conseguenze dell’impatto di un asteroide sulla terra? La risposta è su Internet. Grazie all’iniziativa dell’università americana Purdue, infatti, è possibile fare una simulazione di diversi impatti, decidendo le grandezze in gioco, direttamente online.

La Purdue University è un’università storica dello stato dell’Indiana, dedicata al principale benefattore John Purdue. Alcuni suoi corsi di laurea figurano tra i dieci migliori negli Stati Uniti d’America. Si tratta di un istituto che ha influenzato molto la storia dell’aviazione americana, avendo istituito il primo corso universitario di scuola di volo, la prima laurea in aviazione e il primo aeroporto universitario (Purdue University Airport).

Ben ventidue astronauti americani si sono laureati presso Purdue, tra i quali la prima persona a camminare sulla luna, Neil Armstrong, e l’ultima, Eugene Cernan (non a caso, negli Stati Uniti, questa università si è meritata l’appellativo di “culla degli astronauti”).

L’applicazione Impact Earth!, messa a disposizione sul sito della Purdue, permette di impostare il diametro dell’asteroide, la sua densità, l’angolo di impatto, la velocità della collisione, il luogo d’impatto (acqua o terraferma) e la distanza dell’osservatore.

Il sito è corredato da un piccolo elenco di crateri conosciuti sulla terra come conseguenza dell’impatto di asteroidi (l’ultimo avvenuto nel 1908, in Siberia). Inoltre è presente un glossario e tutta la documentazione sui passi fatti per la realizzazione del software (calcoli scientifici alla base del progetto).

Impact Eartyh! si basa sul lavoro svolto da Gareth S. Collins, presso il centro di ricerca sugli asteroidi (Dipartimento di Ingegneria e Geologia) dell’Imperial College di Londra e di H. Jay Melosh e Robert A. Marcus, presso il laboratorio di studio lunare e planetario dell’università dell’Arizona.