Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità garante della privacy, nel corso di un convegno sulla protezione dei dati in ambito sanitario, ha messo in guardia quanti utilizzano Internet per confrontarsi con medici e pazienti circa le proprie patologie.
«Si tratta di una tendenza sempre più diffusa – ha spiegato il Garante – sia tra i malati che tra gli operatori sanitari. Da un lato i pazienti, soprattutto quelli colpiti da malattie rare, utilizzano internet e vari siti di social network per scambiarsi informazioni su medici, terapie e strutture con altre persone nelle loro condizioni. Dall’altro ci sono professionisti e operatori del settore che usano Facebook o YouTube per condividere impressioni o foto sulla propria attività di lavoro».
In questo modo, anche se involontariamente, i primi rivelano di essere malati, il loro nome e tutti gli altri dati messi a disposizione della comunità, i secondi fungono da veicolo per la diffusione di informazioni riservate sulla salute degli stessi malati, ma anche sui metodi utilizzati dagli ospedali o dai medici.
Tali dati potrebbero diventare interessanti per chi deve proporre medicinali o cure specifiche ai soggetti coinvolti. Oppure potrebbero dare indicazioni sui rischi di malattia o morte di un individuo. Per non parlare di un ipotetico furto di identità che si potrebbe avvantaggiare della ricchezza di dettagli scoperti in rete.
«È importante creare una cultura e consapevolezza sulla riservatezza di questi dati – ha concluso Pizzetti – Malati e operatori sappiano che Internet non garantisce che i dati siano conosciuti solo dalle persone per cui li scrivono, che è difficile essere sicuri della loro cancellazione e che questi dati, messi senza precauzioni online, possono essere poi catturati dai motori di ricerca e quindi essere diffusi ad una platea di persone molto più vasta».