Continuano le prese di posizione a favore dell’italianità di Ansaldo Energia, l’azienda controllata per il 55% dal gruppo Finmeccanica che Giuseppe Orsi punta a vendere per sistemere i conti societari. Intanto anche il fondo statunitense First Reserve – che detiene il restante 45% – ha manifestato la volontà di cedere la sua quota. Le banche advisor sarebbero Deutsche Bank e Banca Imi per la quota di maggioranza e Goldman Sachs per quella di minoranza.
Dopo una seria manifestazione di interesse da parte della tedesca Siemens, da più parti si sono levate voci che caldeggiano una proprietà italiana per l’azienda che costruisce centrali elettriche. Primo fra tutti il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha sottolineato che il nuovo proprietario mantenga in Italia “cervello e braccia” e che sappia mantenere la capacità di competere sui mercati internazionali.
Sulla stessa direzione si era mosso il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, alla luce del fatto che il Fondo Strategico (FSI) stia lavorando alla costituzione di una cordata di imprenditori a maggioranza italiana.
Preoccupato di una svendita dell’azienda è invece il segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni, che suggerisce al ministro di non occuparsi solo di Fiat ma di pensare anche ad Ansaldo Energia e alla possibilità che venga venduta al principale concorrente, ossia Siemens. “Questa controllata di Finmeccanica è in attivo e genera profitti. Perché si dovrebbe vendere all’azienda tedesca? Per l’Italia si tratta di un asset importante e perderlo sarebbe sbagliato per il Paese. Senza contare che ci sono imprenditori interessati all’acquisto”.
Sulla necessità dell’italianità sono anche il sindaco di Genova, Marco Doria, e il governatore della regione Liguria, Claudio Burlando, che hanno sottolineato che per la città e per la regione la vendita a Siemens sarebbe “un guadagno per i tedeschi ma una perdita per noi”. Meglio FSI, dunque, che dopo aver manifestato la proposta di acquisto sta ora lavorando ai dettagli dell’offerta, con il primo obiettivo di raggiungere un’adesione formale da parte degli imprenditori (sui cui nomi non è trapelato nulla) con i quali sono in corso trattative.
Le risorse da mettere in campo sono notevoli, visto che per mettere le mani sul 100% di Ansaldo Energia occorrerebbero 1,3 miliardi di euro.