Studi di settore: le proposte di Rete Imprese Italia

di Nicola Santangelo

12 Febbraio 2016 15:00

Studi di settore non come strumento di accertamento ma come elemento di compliance. E’ da anni che lo chiedono imprese e professionisti ed è da anni che se ne promette una imminente modifica. Ma nessuna azione è stata mai fatta da parte del legislatore. Rete Imprese Italia lancia la sua proposta al Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Luigi Casero. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

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Gli studi di settore sono stati concepiti per esprimere un giudizio di massa sulla fedeltà fiscale delle imprese. Secondo Rete Imprese Italia, quando si crea uno strumento che ha la pretesa di esprimere un giudizio sulla fedeltà fiscale dei contribuenti, l’effetto di tale strumento diventa dirompente. Diviene importante, quindi, cominciare ad utilizzare gli studi di settore non più come strumento di accertamento ma come elemento di compliance. Già negli anni scorsi la Corte di cassazione ha stabilito il limiti di operatività degli studi di settore specificando che lo scostamento dei ricavi dichiarati da quelli derivanti dall’applicazione degli studi di settore, rappresenta una presunzione priva dei requisiti di gravità, precisione e concordanza stabiliti dalla legge e che l’indizio di evasione deve essere corroborato da altri elementi. Per questo motivo gli accertamenti delle imposte sui redditi non dovrebbero essere fondati sull’applicazione degli studi settore.

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Attualmente l’articolo 10 della Legge 146/1998 stabilisce che gli accertamenti basati sugli studi di settore sono effettuati qualora l’ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulta inferiore all’ammontare dei ricavi e dei compensi determinati sulla base degli studi stessi. Tale disposizione andrebbe riscritta al fine di stabilire che gli studi di settore sono utilizzati per selezionare i contribuenti e per disciplinare gli effetti dell’adeguamento spontaneo al livello della congruità proposta dagli studi.
Infine, gli studi di settore dovrebbero essere utilizzati come elemento di compliance rafforzando il regime premiale per i contribuenti che dichiarano, per effetto dell’adeguamento, ricavi o compensi pari o superiori a quelli risultanti dall’applicazione degli studi e prevedendo un nuovo sistema di tassazione che punti a premiare l’efficienza e la fedeltà fiscale in modo automatico all’aumentare del reddito dichiarato.