Benefit aziendali focalizzati su salute e benessere: li chiedono i dipendenti italiani riuscire a essere più produttivi sul lavoro. Lo rivela uno studio Kelly Services, che ha intervistato 100mila lavoratori: il 74% del campione afferma che, per incentivare la produttività, questi fattori di qualità dovrebbero essere compresi nelle variabili che definiscono il compenso per le proprie prestazioni.
Per il 41%, addirittura, l’efficienza individuale andrebbe potenziata vincolando l’erogazione di incentivi al raggiungimento di obiettivi. Questo si traduce non solo in premi produttività, ma anche percorsi di formazione e persino in sconti sull’iscrizione in palestra. Lo chiedono più gli uomini (46%) che le donne (35%).
Il 64% del campione non solo lamenta questa mancanza, ma denuncia che la prassi meritocratica è del tutto inesistente nella propria esperienza professionale.
Tra le priorità indicate dai lavoratori, al di là dello stipendio e dei benefici economici, troviamo al primo posto il trainig con il 46% dei consensi, perché considerato un investimento a lungo termine per la carriera.
Segue la flessibilità negli orari (15%, che diventa 19% tra le donne). Per gli uomini (12%), un buon incentivo è rappresentato anche dalla possibilità di disporre di una vettura aziendale.
Il 91% considera importante avere a disposizione benefit che abbiano benefici sulla salute, il 74% chiede che il datore di lavoro si assuma precise responsabilità in relazione al benessere psicofisico dei dipendenti.
Quando però si agisce nel concreto, per correggere le cattive abitudini dei lavoratori (fumo, obesità, sedentarietà, etc.), questi non si dimostrano così ben disposti: il 41% è infatti contrario a questo tipo di ingerenze dirette sui propri vizi.