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Lavoro: il Governo riformerà contratti a termine e apprendistato

di Barbara Weisz

Pubblicato 2 Maggio 2013
Aggiornato 24 Giugno 2013 12:10

Contratti a tempo determinato più flessibili per favorire le imprese e incentivi ad apprendistato e lavoro giovanile: ecco come il Governo Letta intende cambiare la Riforma del Lavoro.

La Riforma del Lavoro – legge 92/2012 (leggi i dettagli) – non ha ancora compiuto un anno ma va già cambiata: lo sostengono tanto il premier Enrico Letta quanto il nuovo ministro Enrico Giovannini.

Le misure attuali sarebbero poco adatte a fronteggiare una congiuntura recessiva come quella attuale: serve ancora più flessibilità di quanto già previsto, in partic0lare per apprendistato e contratti a tempo determinato, tornando in pratica a favorire i contratti precari per semplificare la vita alle imprese.

Contratti a termine: marcia indietro

Le rigidità individuate sono due: intervalli fra contratti causalone.

=>Ecco le misure della Riforma Fornero sui contratti a termine

Per venire incontro alle imprese, si pensa a tornare nuovamente a ridurre le pause fra un contratto a termine e l’altro – che la Riforma Fornero aveva allungato da 10 a 60 giorni (per i contratti fino a sei mesi) e da 20 a 90 giorni (per gli altri) per scoraggiare la precarietà – favorendo la proroga di contratti a termine.
Si introdurrebbe anche la possibilità per i contratti collettivi di ridurre ulteriormente le pause.

Quanto al causalone, la riforma Fornero lo richiede per i contratti di durata superiore a un anno: sono allo studio soluzioni per ammorbidire questo paletto, o rendendo meno rigide le condizioni di applicabilità della causale, oppure sostituendola con un meccanismo diverso, ad esempio una soglia numerica di contratti a termine in azienda.

Apprendistato: incentivi

L’obiettivo dei cambiamenti è quello di potenziare questo strumento, anche qui rendendo meno rigide alcune clausole introdotte dalla riforma: si pensa a rimuovere i paletti per l’assunzione di nuovi apprendisti (legati alla stabilizzazione di almeno il 50% degli apprendisti), magari sostituendoli con incentivi.

=>ApprendistatoL leggi come era cambiato con la Riforma Fornero

In genere, la necessità di promuovere il lavoro giovanile è una delle priorità in materia di politiche del lavoro del governo: così come era sottolineata nelle conclusioni del lavoro della commissione di saggi nominata dal presidente Napolitano nel corso della lungo percorso che ha portato alla formazione del nuovo esecutivo.

Fra le proposte dei saggi per i giovani: miglior utilizzo dei fondi europei, credito d’imposta per i lavoratori a bassa retribuzione (questa è una misura da non limitare ai giovani, ma che si ritiene contribuirebbe a favorire anche l’occupazione giovanile), miglior alternanza dei periodo scuola-lavoro (anche promuovendo accordi fra imprese ed enti formativi), introduzione di un apprendistato universitario, sul modello tedesco o austriaco, magari addirittura prevedendo corsi di laurea triennali sotto forma di apprendistato.

Gli impegni UE: occupazione

Sulla centralità dei temi si è tornati anche in ambito UE (con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, i presidenti del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy e della Commissione di Bruxelles, Jose Manuel Barroso).

A livello comunitario il premier Letta spinge sulla necessità di misure espansive per l’occupazione e l’economia.

I temi del lavoro sono stati anche oggetto dei confronti che il presidente del Consiglio Enrico Letta ha avuto fra il 30 aprile e il 2 maggio a livello europeo: un tour fra Berlino, Parigi e Bruxelles servito a rassicurare i partner europei sull’impegno dell’Italia a mantenere i vincoli di bilancio, pur all’interno del programma di riforme annunciato (che comprende anche misure fiscali, ad esempio su IMU e IVA ) e contemporaneamente a rilanciare sulla necessità di puntare maggiormente sulla crescita, e meno sull’austerità, anche a livello di politiche comunitarie.