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Conguaglio pensioni 2023, verso l’anticipo prima di fine anno

di Anna Fabi

Pubblicato 2 Ottobre 2023
Aggiornato 19 Ottobre 2023 07:15

Adeguamento pensioni all'inflazione, recupero di gennaio nel cedolino di novembre o dicembre 2023: anticipazioni sul conguaglio arretrati e calcolo del potenziale aumento.

Il Governo prepara un decreto per anticipare il tradizionale conguaglio di inizio anno sulle pensioni: in base ad anticipazioni di stampa dovrebbe arrivare con il cedolino di novembre o dicembre, comportando un aumento fino all0 0,8%.

Si tratta della differenza tra inflazione programmata del 7,3% (su cui sono state calcolate le pensioni 2023) e quella effettiva per il 2022, pari all’8,1%. Vediamo come dovrebbe funzionare.

Aumento pensioni di novembre 2023 per anticipo conguaglio

Le indiscrezioni di stampa si basano su un’indicazione contenuta nella Relazione di accompagnamento alla NaDEF, in cui l’Esecutivo destina parte dei 3,2 miliardi di extra deficit previsti «al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per il 2024».

Tutti gli assegni incasseranno un piccolo aumento dovuto al conguaglio sulla rivalutazione delle pensioni, differenziato in base al proprio scaglione: alla percentuale dello 0,8%, infatti, si applicano poi le percentuali di rivalutazione previste dalla Manovra 2023.

C’è evidentemente l’indicazione precisa di un provvedimento in arrivo. E viste le tempistiche indicate, con ogni probabilità si tratterà di un decreto legge, da approvare nelle prossime settimane.

Recupero per mancata indicizzazione: come si applica

Anche l’anno scorso, lo ricordiamo, il Governo aveva previsto una norma analoga, accompagnata addirittura dall’anticipo della perequazione per l’anno successivo sui trattamenti fino a sei volte il minimo. In base agli elementi fin qui forniti, invece, per il 2023 ci sarebbe solo il recupero anticipato del conguaglio sul 2022. Pari, appunto allo 0,8%.

Da gennaio 2024, poi, dovrebbe scattare anche l’aumento pensioni dovuto al rialzo dell’inflazione 2023, sempre che il Governo non proceda come lo scorso anno “riscrivendo” le regole ordinarie.

Quanto vale il conguaglio delle pensioni 2023

La percentuale si calcola per intero sulle pensioni fino a quattro volte il minimo (che vengono rivalutate al 100%) e in misure inferiore ai trattamenti più alti.

Le percentuali di adeguamento della pensione sono state modificate dalla Legge di Bilancio per il 2023 (e in parte anche per il 2024) e attualmente modulate nel modo seguente.

  • Rivalutazione 100% pensioni fino a quattro volte il minimo (2.101,52 euro al mese): se venisse approvata la misura, nel cedolino di novembre aumenterebbero dello 0,8% e un trattamento minimo di 563,74 euro salirebbe di 45 euro, recuperando l’inflazione delle prime dieci del 2023 (45 euro a novembre una tantum e poi 4,5 euro al mese come aumento permanente); un trattamento di 1.500 euro prenderebbe circa 120 euro in più ed un assegno previdenziale di 2mila euro avrebbe un conguaglio intorno ai 160 euro (quindi, dopo l’una tantum di novembre, scatterebbero sempre 16 euro al mese in più).
  • Rivalutazione 85% fra quattro e cinque volte il minimo INPS (tra 2.101,53 e 2.626,90) con recupero inflazione dello 0,68%: una pensione di 2.500 euro, per esempio, riceverebbe un conguaglio di 170 euro a novembre.
  • Rivalutazione 53% fra cinque e sei volte il minimo (tra 2.626,91 a 3.152,28 euro): cedolino di novembre più alto dello 0,42%, per un assegno previdenziale da 3mila euro, il conguaglio è intorno ai 12,5 euro al mese, quindi in novembre arriverebbero 125 euro.
  • Rivalutazione 47% fra sei e otto volte il minimo (tra 3.152,29 a 4.203,04 euro): conguaglio 0,37%, su una pensione di 4mila euro ‘aumento p è di 14,8 euro (148 euro per le prime dieci mensilità).
  • Rivalutazione 37% fra otto e dieci volte il minimo (tra 4.203,05 e 5.253,80 euro): 0,29% di conguaglio, pari a 14,5 euro al mese su un trattamenti di 5mila euro lordi mensili.
  • Rivalutazione 32% sopra dieci volte il minimo: conguaglio dello 0,25%, su una pensione di 6mila euro spettano 15 euro in più a mese, con un recupero una tantum a novembre per le prime dieci mensilità di 150 euro.

Attenzione: sono calcoli esemplificativi. Non ci sono al momento dettagli sulla norma che il Governo intende approvare, né sul modo in cui sarebbe calibrato l’anticipo sul recupero dell’adeguamento all’inflazione 2022.