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Pensioni: Opzione Donna estesa anche agli invalidi

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 20 Luglio 2015
Aggiornato 20 Febbraio 2017 11:54

Si chiede l'estensione dell'Opzione Donna anche ai lavoratori con disabilità compresa tra il 46 e il 74%.

Per la prossima Riforma delle Pensioni tra le richieste avanzate al governo Renzi c’è anche l’estensione dell’Opzione Donna agli invalidi con disabilità compresa tra il 46% e il 74%. In fase di approvazione del decreto legge sulla rivalutazione delle pensioni bloccata dai precedenti Governi, l’Esecutivo di Renzi si è impegnato a valutare la possibilità di estendere i benefici dell’Opzione Donna anche ai lavoratori disabili.

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Opzione Donna

Si tratta della possibilità riservata alle lavoratrici madri, che ogni giorno devono conciliare tempi di lavoro e famiglia, di andare in pensione anticipata con 57 anni di età e 35 di contributi scegliendo per il calcolo dell’assegno previdenziale il sistema contributivo puro.

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Estensione ai disabili

A darne notizia sono stati i senatori Gianluca Susta e Nicoletta Favero, promotori del disegno di legge, con una nota stampa. Il motivo è che, per i due senatori, non si può chiedere a lavoratori con una percentuale così alta di invalidità di rispettare i nuovi requisiti di accesso alla pensione, che prevedono di lavorare quasi fino a 70 anni per effetto della Riforma delle Pensioni Fornero. Senza considerare che i portatori di handicap hanno certamente una difficoltà maggiore a trovare una nuova occupazione in caso di perdita del lavoro.

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Benefici pensionistico per i disabili

Per i lavoratori sordomuti e per quelli con invalidità certificata superiore al 74% è prevista la possibilità di richiedere per ogni anno di lavoro effettivamente svolto il beneficio di due mesi di contribuzione lavorativa fino ad un massimo di 5 anni totali. Un beneficio pensionistico dal quale risultano invece esclusi i lavoratori con una invalidità compresa tra il 46% e il 74%, che sostanzialmente risultano equiparati ai lavoratori sani. Ma sottolineano i senatori:

«È irragionevole pensare che lavoratori con tale invalidità possano continuare a lavorare fino ad un’età avanzata nonostante le loro precarie condizioni di salute considerato che dopo tanti anni di lavoro gli stessi risentono in maggior misura rispetto agli altri lavoratori dello sforzo e dell’impegno dovuti nello svolgimento dell’attività lavorativa. Contro l’evidenza dei fatti ed il buon senso persiste e si acuisce la palese disparità di trattamento nei confronti di questi lavoratori svantaggiati per i quali, nonostante il riconoscimento di un’invalidità tra il 46& ed il 74%, non è previsto alcun beneficio pensionistico».

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Dunque quello che si chiede al Governo è di:

«Valutare la possibilità di adottare iniziative, anche normative, volte al riconoscimento di benefici pensionistici ai lavoratori ai quali è stata riconosciuta un’invalidità superiore al 46% e inferiore al 74% al fine di eliminare un’evidente disparità di trattamento nei confronti di questi lavoratori e di consentire agli stessi la possibilità di accedere al trattamento pensionistico prima di quanto previsto dalla normativa vigente».