i-Economy e Pmi: pochi investimenti ICT business

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 29 Settembre 2009
Aggiornato 28 Gennaio 2013 12:15

Web questo sconosciuto: Secondo l'Osservatorio Italia Digitale 2.0, le Pmi italiane non offrono nè utilizzano servizi innovativi e un terzo delle piccole imprese non fa neppure uso del pc

ICT in chiave business? Per le Pmi italiane è ancora uno scenario da realizzarsi. Secondo i dati dell’Osservatorio Italia Digitale 2.0 presentato ieri da Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, gli investimenti tecnologici delle nostre piccole e medie imprese non sono ancora orientati al business.

Cosa manca alle Pmi per rendere più business-oriented la propria spesa ICT e spiccare il volo?

Tanto per cominciare, nel 95% delle Pmi permane un serio problema di alfabetizzazione informatica: nel 29% delle piccole aziende con meno di 10 addetti manca addirittura il pc, mentre nel 48% la connessione a banda larga.

L’uso di applicazioni aziendali – vendita e acquisto di beni e servizi online – è «quasi inesistente nelle fasce dimensionali più piccole» e non supera il 13% nelle medie aziende.

Sui propri siti web, poi, le imprese italiane offrono diffusamente contenuti digitali (informative e listini) ma per i servizi interattivi come ordini online e servizi post-vendita, nelle piccole aziende ci si ferma al 2% dei casi, e non si supera il 21% tra quelle con più di 50 dipendenti.

Eppure il mercato dei Servizi Innovativi è in salute (+33% in 5 anni): impiega 2,5 milioni di addetti, coinvolge 1 milione di aziende e produce un giro d’affari di 350 miliardi di euro pari al 13% del PIL in quanto a valore aggiunto.

Il Paese appare oggi spaccato a metà tra chi (privati e aziende) non riesce ancora a familiarizzare con Informatica e Internet e chi invece smanetta ampiamente nel dinamico mondo del Web 2.0. Allo stesso tempo, si assiste tuttavia ad una graduale evoluzione di infrastrutture e servizi innovativi B2B e B2C.

Nonostante le buone performance dell’ICT italiano, i dati dell’Osservatorio confermano l’atavico ritardo del Sistema-Paese, a causa di: eccessiva burocrazia, insufficienza delle infrastrutture digitali e del capitale umano, incompleta liberalizzazione dei servizi.

Ennio Lucarelli, Delegato della Presidente di Confindustria per le Tecnologie Digitali per le Imprese nel quadro di Industria 2015, propone di «avviare con urgenza un programma d ‘ innovazione industriale italiano per lo sviluppo di piattaforme digitali a sostegno di Settori, Filiere, Distretti, Cluster, Reti d ‘ imprese per aumentarne la produttività, ormai stazionaria da anni, e recuperare la caduta delle esportazioni sui mercati internazionali».