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Flop della Riforma del Lavoro per imprese e dipendenti

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 22 Gennaio 2013
Aggiornato 24 Giugno 2013 12:17

La Riforma del Lavoro non avrà ricadute positive sull'occupazione neppure nel 2013: la percezione delle imprese e dei lavoratori alla luce degli ultimi dati Ocse sull'occupazione.

La Riforma del Lavoro, così come formulata dal ministro del Welfare uscente Elsa Fornero, ha sollevato da subito perplessità e polemiche: le prime rilevazioni hanno evidenziato come ostacolasse l’avvio di nuovi contratti, ed anche gli ultimi dati sembrano confermare tale teoria.

=> Leggi: Riforma Lavoro impedisce i nuovi contratti

L’opinione diffusa tra le imprese è che la combinazione tra crisi economica e Riforma del Lavoro avrà anche nel 2013 un effetto negativo sull’occupazione. Lo ha confermato anche l’ultimo sondaggio Adecco, che ha visto coinvolte 120 imprese italiane e 2.300 candidati/lavoratori.

Oltretutto, mentre nell’area Ocse il tasso di occupazione nel terzo trimestre 2012 è rimasto stabile al 65% della popolazione attiva, in Italia ha registrato un 56,8%, il dato peggiore degli ultimi cinque anni.

=>Consulta i dati sull’occupazione in Italia

Più in particolare, secondo il 37% degli intervistati la Riforma del Lavoro non favorirà in alcun modo l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro, per il 48% sarà comunque poco efficacie. Solo da una minima parte (15%) la Riforma del Lavoro viene ritenuta abbastanza o molto utile.

Metà delle imprese vede però nella Riforma del Lavoro un aspetto positivo: impedire lo sfruttamento e l’utilizzo improprio dei contratti flessibili.

=>Vai alle nuove regole sui contratti della Riforma del Lavoro

Solo una impresa su quattro pensa che le misure contenute nella Riforma del Lavoro possano davvero rafforzare la tutele dei lavoratori o rappresentare uno stimolo alla formazione.

Numerose (80%) le imprese che intendono regolarizzare parte dei contratti stipulati con i propri collaboratori: il 61% dei casi riguarda contratti a termine non rinnovabili, il 21% contratti a progetto e il 17% partite IVA.

Nel 45% dei casi si tratterà di assunzioni a tempo indeterminato, nel 14% di contratti di somministrazione e Apprendistato.

In generale però sia imprese che lavoratori si dimostrano poco informati sulla Riforma del Lavoro: tra il 70% che afferma di non conoscerla a fondo, il 50% la conosce poco ed il 20% non la conosce affatto.