Un disegno di legge che propone di collegare gli stipendi al costo della vita è stato presentato in Parlamento dalla Lega, e sta già suscitando le prevedibili proteste delle opposizioni.
La norma torna a rendere attuale il tema del salario minimo e, sulla scia delle considerazioni CNEL, si focalizza sulle voci variabili del salario, per valorizzare la contrattazione di secondo livello così come suggerito.
DDl Stipendi: salario accessorio e costo della vita
Il ddl, sottolinea il capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo, propone di «dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell’attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati».
Non si tratta, sottolinea il senatore, di introdurre le cosiddette gabbie salariali, ma di parametrare al costo della vita la contrattazione di secondo livello.
il principio della parità retributiva non viene meno.
Il riferimento è ai trattamenti economici accessori, che potrebbero essere riconosciuti ai dipendenti valutando il diverso impatto dell’aumento dei costi dei beni essenziali, così come rileva Istat.
Il provvedimento prevede poi anche un credito d’imposta per i datori di lavoro sulle somme in più eventualmente versate sulla base del costo della vita.
Le reazioni politiche e i punti critici del Ddl
Immediate le critiche del PD: «la Lega presenta un ddl per differenziare gli stipendi sulla base del diverso costo della vita tra territori. Dopo l’autonomia differenziata ecco l’ennesimo atto per continuare a spaccare l’Italia e aumentarne i divari» segnala Marco Sarracino, deputato e responsabile per il Sud della segreteria nazionale del partito.
«Il Pd non lo consentirà perché una proposta del genere mette realmente in discussione il principio di uguaglianza e la coesione del nostro Paese», conclude, annunciando che il tema sarà inserito nella piattaforma della manifestazione indetta per sabato 11 novembre a Roma contro le politiche economiche e sociali del Governo.