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Blocco rivalutazione pensioni: sentenza in Gazzetta

di Barbara Weisz

Pubblicato 7 Maggio 2015
Aggiornato 27 Gennaio 2017 10:11

La sentenza della Corte Costituzionale che boccia il blocco rivalutazione pensioni è in vigore, il Governo ha tempi stretti per intervenire: dibattito, ipotesi, e margini in base al dispositivo.

La sentenza della Corte Costituzionale che elimina il blocco alla rivalutazione delle pensioni deciso dalla Riforma Fornero per gli anni 2012 e 2013 è efficace a partire dal 7 maggio 2015, ovvero il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (avvenuta il 6 maggio).

Rimborsi

Cosa significa? La situazione è complessa: in teoria questo significa che i pensionati che hanno avuto la pensione bloccata per i due anni in questione (sono coloro che percepiscono trattamenti superiori a tre volte il minimo, circa 1406 euro), hanno immediatamente diritto alla restituzione delle somme che sono state trattenute. In pratica, il Governo può intervenire con un provvedimento che recepisca il pronunciamento della Consulta e stabilisca una nuova regola, in base alla quale procedere con i rimborsi.

=> Blocco rivalutazione pensioni: Riforma Fornero incostituzionale

Tempistiche

Sicuramente, da una parte il Governo ha tempi relativamente stretti per intervenire (in considerazione, appunto, del fatto che in mancanza di provvedimenti è operativa la sentenza), dall’altra è altrettanto necessario pensare a un provvedimento che sia compatibile con le esigenze di bilancio. In questa direzione vanno le dichiarazioni del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan:

«Stiamo pensando a misure che minimizzino gli impatti sulla finanza pubblica, soprattutto in questa fase, nel pieno rispetto della Corte».

Si registra anche un altro intervento, del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, secondo il quale:

«Non rimborsare tutti è compatibile con la sentenza della Consulta».

Una linea, quest’ultima, che sembra più aggressiva rispetto a quella del ministro. Le certezze sull’intervento che il Governo intende mettere a punto si avranno presumibilmente la prossima settimana (secondo le indiscrezioni che filtrano, è questa la tempistica che l’Esecutivo intende rispettare).

=> Pensioni: il Governo rivaluta gli assegni

Costi

Sui costi dell’operazione ci sono diverse stime, che arrivano fino a 10 miliardi, a cui bisognerebbe aggiungerne altri 5 ogni anno (perché le nuove indicizzazioni dovrebbero tenere conto di assegni più alti, ovvero non più decurtati dal precedente blocco). E sono anche diverse le ipotesi che si fanno in vista del provvedimento del Governo: in generale, non si esclude che venga messo a punto un meccanismo che preveda la restituzione non per tutti gli assegni, facendo dunque restare il blocco per le pensioni più alte.

Sentenza

Questo orientamento sembra compatibile con la sentenza, che boccia il provvedimento della Riforma Fornero perché non rispetta i principi di proporzionalità e adeguatezza previsti da norme costituzionali (articoli 36 e 38 della Costituzione). In parole semplici, secondo la Corte il legislatore ha travalicato i limiti di discrezionalità consentiti nel momento in cui ha applicato il blocco rivalutazione pensioni ai trattamenti oltre tre volte il minimo, che non sono certo definibili come pensioni d’oro. La stessa Corte aveva invece ritenuto compatibile con il dettato costituzionale un altro blocco delle indicizzazioni, deciso nel 20188 per i trattamenti superiori a otto volte il minimo. In quel caso, la misura era stata ritenuta legittima in considerazione dell’importo elevato degli assegni che venivano bloccati.

Provvedimento

Tendenzialmente, quindi, sono questi i paletti entro i quali il Governo potrà intervenire con un provvedimento. Si può quindi dedurre che certamente i pensionati con trattamenti superiori a tre volte il minimo, e compresi nelle fase immediatamente successive, si vedranno restituire le somme trattenute. Bisogna vedere a che punto l’esecutivo fisserà l’asticella dei trattamenti alti, sopra i quali è legittimo bloccare l’indicizzazione. Si parla di pensioni sopra i 3mila euro al mese. Ma, è bene sottolinearlo, per ora sono solo ipotesi: per le certezza, bisogna attende il provvedimento del Governo. (Fonte: la sentenza della Corte Costituzionale in Gazzetta Ufficiale).