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Ddl aree agricole: stop alla cementificazione

di Barbara Weisz

Pubblicato 17 Settembre 2012
Aggiornato 21 Settembre 2012 11:23

Paletti per il cambio di destinazione d'uso dei terreni agricoli e incentivi al recupero del patrimonio rurale: il Ddl sulle aree agricole pone limiti al consumo di suolo e alle aree edificabili.

Per tutela le imprese agricole il Governo ha deciso di imporre nuove restrizioni alla edificabilità dei terreni rurali promuovendo piuttosto il riutilizzo di zone già urbanizzate, con il fine ultimo di stimolare l’Agricoltura: è quanto previsto dal Ddl sulla valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 14 settembre.

La costante perdita di superficie agricola in Italia – spesso per colpa di una cementificazione selvaggia – sta infatti comportando una riduzione della produzione del settore (ad alta densità di PMI) e un aumento la dipendenza dall’estero. Per questo, nel Ddl sono previste una serie di misure specifiche con strumenti urbanistici, paletti ai cambi di destinazione d’uso e incentivi per il recupero del patrimonio rurale.

I punti chiave del Ddl

  • Tetto massimo di terreni agricoli edificabili per garantire una ripartizione calibrata tra zone suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate.
  • Divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o Comunitari.
  • Incentivi al recupero del patrimonio edilizio rurale, per favorire manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti.
  • Nuovo registro presso il Ministero delle politiche agricole per identificare i Comuni i cui strumenti urbanistici non prevedono (o dove non risulti sufficiente) l’ampliamento di aree edificabili.
  • Abrogazione norma che consente agli Enti Locali di dirottare i contributi di costruzione, dalla loro naturale finalità (spese per ubanizzazione primaria e secondaria) alla copertura di spese correnti, e della norma che destina una percentuale dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal Testo Unico per l’edilizia per finanziarie le spese correnti.

L’iter

Sul ddl va acquisito il parere della Conferenza Unificata, quindi si va in Aula. Il problema, come sottolineato da Mario Catania, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali,  è che «i tempi della legislatura sono molto ristretti». La possibilità di arrivare in tempo utile a un’approvazione, prosegue il ministro, «dipende dalla possibilità di avere o non avere la deliberante nei lavori del Parlamento per la commissione». Le commissioni in sede deliberante possono procedere all’approvazione di una legge senza che questa debba poi passare in Aula: se «nei due rami del parlamento verrà data questa possibilità», conclude Catania, «i tempi ci sono ancora».

Le reazioni

Pareri positivi da parte delle imprese agricole.  Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, definisce apprezzabile l’impegno a «mettere al centro dell’attenzione del Paese l’agricoltura produttiva e gli spazi che possono essere ad essa recuperati», ma non condivide il limite sulla destinazione nel tempo dei terreni agricoli che hanno beneficiato di aiuti di Stato e comunitari, seppur ridotto da 10 a 5 anni rispetto alla prima versione del provvedimento.

Secondo Confagricoltura occorrono piuttosto forme di premialità e di incentivazione per l’utilizzo dei siti e degli immobili dismessi. L’associazione ricorda che oltre il 4% della SAU (superficie agricola utilizzata) è a riposo. Unendola alla superficie non utilizzata, si potrebbe rimettere in coltura oltre il 9% della SAU, ovvero 1,2 milioni di ettari oggi improduttivi. Superfici che «rappresentano un potenziale  immediatamente disponibile per rafforzare la nostra agricoltura e creare nuove opportunità per i giovani imprenditori».

Per Giuseppe Politi, presidente della CIA (Confederazione Italiana Agricoltura), il provvedimento «va nella direzione giusta».

In materia di utilizzo del suolo, si può citare un interessante spunto di riflessione proposto dalla Coldiretti, in questi giorni in cui tiene banco il caso del Piano Fabbrica Italia della Fiat: nel primo semestre 2012 l’Italia ha esportato più cibo e vino che automobili. Per la precisione, le esportazioni di prodotti agroalimentari sono aumentate del 5% e hanno raggiunto i 15,2 miliardi di euro mentre le spedizioni di automobili, rimorchi e semirimorchi si sono fermate a 13,1 miliardi di euro. Un’analisi che dimostra come il futuro dell’Italia possa essere legato al patrimonio «delle piccole e medie imprese agricole, artigiane, manifatturiere», e a settori quali l’agroalimentare, il turismo, la cultura, l’innovazione.

Soddisfazione anche dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, secondo cui il ddl riguarda due temi vitali per lo sviluppo del paese, l’agricoltura e la sostenibilità. Ma secondo l’INu nella riforma c’è un grande assente: il patrimonio urbanistico non coltivato.