Richiesta accolta: il governo convoca i sindacati per discutere della Riforma Pensioni. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha invitato i segretari generali delle tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil (Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo) a un incontro sui temi della previdenza e delle politiche del lavoro, martedì 24 maggio. Si apre quindi il confronto con le parti sociali sulla Riforma Pensioni in vista della prossima riforma previdenziale da inserire nella Legge di Stabilità 2017.
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Al tavolo con i sindacati sarà presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che nelle scorso settimane ha rivelato quali sono le ipotesi su cui stanno lavorando i tecnici del governo: nuove misure di flessibilità in uscita per coloro a cui mancano meno di tre anni al raggiungimento dell’età pensionabile, con un trattamento che rappresenta una sorta di anticipo della pensione e che viene poi restituito quando si matura l’assegno previdenziale, versato dall’INPS ma garantito dal sistema bancario.
Secondo le anticipazioni del premier, Matteo Renzi, questo trattamento si chiamerà APE (anticipo pensionistico) e, a seconda degli anni di anticipo, il lavoratore avrà poi una decurtazione sull’assegno previdenziale, variabile dall’1 al 3%. Si lavora poi a un sostegno ai disoccupati vicini alla pensione finanziato con soldi pubblici e prepensionamenti in seguito a ristrutturazione aziendale, finanziati dalle imprese.
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Sul fronte sindacale, le tre sigle sono favorevoli all’introduzione di nuove forme di flessibilità in uscita, ma ci sono posizioni critiche sull’ipotesi di intervento bancario. Cgil, Cisl e Uil hanno convocato per il 19 maggio una manifestazione a Roma con al centro il tema previdenziale.
Infine, il dibattito politico. Sul tavolo, resta la proposta di Cesare Damiano, presidente commissione Lavoro della Camera (oggetto anche di una petizione online), che prevede una flessibilità in uscita a quattro anni dall’età pensionabile, con una penalizzazione sull’assegno superiore intorno al 2%, e accompagnata da misure di turn over per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.