Si delinea il meccanismo dell’APe Social, su cui è atteso il decreto attuativo del Governo: uno dei capitoli più delicati della Riforma Pensioni in Legge di Stabilità, sui cui si è concentrato il negoziato con i sindacati, vede aperte ancora diverse questioni tra cui i criteri di concessione in base a fondi (ad esaurimento) e domande (prirotà agli anziani) e le corsie preferenziali (disoccupati, addetti a mansioni gravose, disabili).
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L’APe Social è prevista in via sperimentale dal primo maggio 2017 al 31 dicembre 2018. Le risorse stanziate (comma 203 della Legge di Bilancio): 360 milioni di euro per il 2017, 550 milioni per il 2018, 570 milioni per il 2019 e 590 milioni annui a partire dal 2020. Per quanto riguarda le priorità, dal momento che l’APe Social è una prestazione a carico dello Stato con risorse limitate, l’INPS dovrà lavorare le domande adottando specifici criteri. In primis si era pensato di privilegiare i disoccupati, ora si pensa invece – a parità di condizioni – di concedere l’anticipo in base all’età anagrafica, privilegiando i lavoratori più prossimi alla pensione.
Le domande si potranno presentare a partire dal primo maggio. Bisognerà poi attendere il via libera dell’INPS, che conterrà anche l’indicazione della prima decorrenza utile per il trattamento. Saranno previste finestre fisse di uscita per ogni anno: per il 2017, dovrebbero essere giugno e novembre. Quindi, se un lavoratore matura il requisito entro agosto 2017 potrà agganciare l’uscita di novembre.
Ricordiamo i requisiti: 63 anni di età, far parte di una delle quattro categorie individuate: disoccupati senza sussidio da almeno tre mesi, lavoratori che curano parenti di primo grado con handicap grave, lavoratori disabili almeno al 74%, addetti a mansioni gravose (nei primi tre casi il requisito contributivo è pari a 30 anni, nell’ultimo 36 anni di contributi).
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Fra le richieste che potrebbe essere accolte, rendere più flessibile il paletto che prevede di aver svolto le mansioni gravose in via continuativa negli ultimi sei anni. I sindacati hanno chiesto una franchigia di 12 o 24 mesi, che allargherebbe la platea degli aventi diritto. Altra ipotesi di maggior flessibilità, ma meno fattibile: riduzione del grado di disabilità al 74%. Respinta invece la richiesta di estendere l’APe Social ai precari dopo un contratto a termine. Dunque, i disoccupati possono accedere all’APe social solo dopo licenziamento o dimissioni per giusta causa.